Consapevolezze

Cesare parla da dietro alla porta della sua camera.
Ultimo giorno di questa (ultima?) tranche di lezioni a distanza e parlano proprio delle lezioni a distanza ché forse le lezioni a distanza sono esse stesse lezione.

Cesare parla.
Racconta con parole incerte il suo vissuto. Ritorna a quelle splendide giornate di sole della scorsa primavera.
Dice e non dice.
E nelle sue parole vibra tutta l’angoscia che ha vissuto.
Lo zio Gabri che si ammala per primo. Primo caso in un paese di tre case, quattro gatti e sedici orsi. Primo tampone positivo dell’ospedale di Rovereto.
Lo zio che viene mandato a casa a far la quarantena.
Lo zio che due giorni dopo viene ricoverato d’urgenza perché non respira più

I nonni. I nonni che non stanno bene. Poche linee di febbre, stanchezza.
Dai che forse riescono a sfangarsela a casa.
E invece no, pochi giorni dopo sono anche loro in ospedale.
E nel giro di poche ore da gravi diventano gravissimi.
Preparatevi al peggio.

E in tutto questo la DAD sarebbe dovuta essere un problema?, continua Cesare.
Sono stato interrogato di matematica mentre mio nonno moriva. Secondo lei cosa mi ha stressato di più?

Lo so che sono diverso dai miei compagni.
Io lo so cosa vuol dire stare in ospedale e ho visto ragazzi starci ben più di me. Il mio ultimo compagno di stanza non è uscito vivo da quella stanza.
Io lo so che ho vissuto cose che se non le si è vissute non le si può capire, cose non auguro a nessuno, ma davvero la DAD in sé per me non è stata un grosso problema.
Non è mica stare dietro al monitor ad affaticarci, non è mica lo stare ognuno nella propria stanza.

E tornare in classe non vuol certo dire tornare a quello che era prima.
Ingessati al banco, sempre con la mascherina, senza poterci toccare, senza poterci abbracciare. Con il pensiero di portare il virus a casa, di contagiare i nostri genitori, i nostri nonni.
Davvero crede che questo serva a farci sentire bene?
Davvero voi adulti credete che basti questo per trasformarci da sommersi in salvati?

Cesare smette di parlare. Adesso tocca a qualcun altro.
Da lunedì di torna in classe.

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