Rospi da non mandare giù

Ci sono ricordi destinati a non diventare mai amici del tempo.

La morfologica: ecografia giro in giostra completo di videocassetta per molti.

Non per noi.

Ricordo l’ingresso del luminare, il suo sguardo indifferente e la glacialità della sua voce:

Signora, sua figlio ha una grave cardiopatia. Se va bene dovrà andare in sala operatoria alla nascita e, forse, ne uscirà vivo. Per campare quanto? Mah… sessanta, sessantacinque anni, chi può dirlo?

Consideri inoltre che in un 35% dei casi questa cardiopatia non è altro che una delle 180 possibili manifestazioni di un’anomalia cromosomica rara quanto grave.

Ha dieci giorni per abortire, ora vada in sala d’attesa ad aspettare il referto scritto. Sono 200 euro, arrivederci e grazie.

Da quel giorno, per me, la crudeltà mentale ha un nome e una faccia.

Ciò nonostante siamo stati fortunati perché quei dieci giorni sono stati sufficienti a farci trovare un capo a tutti questi fili rimasti sospesi:

non credevo che si potesse essere tanto felici perché il proprio figlio ha solo una cardiopatia.

Miryam non è stata altrettanto fortunata.

Dopo un’ora ancora più infernale della nostra si è vista presentificare un quadro di molteplici malformazioni, mancanza di crescita, assenza di liquido amniotico.

Miryam ha dovuto dire addio al suo cucciolo nella pioggia di un sabato di dicembre.

Pioggia mista a lacrime che bagnavano la pioggia.

Umiliazione della solitudine.

Ché fuori del suo dolore c’era solo l’indifferenza e l’abbandono di chi avrebbe dovuto, quantomeno per professionalità se non per vocazione, assisterla in questo momento.

Mestieranti della peggior specie.

E lei, in tutto questo, ha comunque avuto la voglia, la forza e il coraggio di gioire per i progressi di Tatino.

Ho un groppo in gola.

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Comments

Anonymous
10 Dicembre 2004 at 17:43

B A S T A R D I.

Non sono medici. Non sono nemmeno uomini.

Fab



10 Dicembre 2004 at 18:08

si….in tanti dovrebbero cambiare mestiere
si puo’ essere professionali ma anche umani e tanti non lo sono
un abbraccio a zapatone
e uno a tatino
ba



10 Dicembre 2004 at 19:03

non ci sono parole per esprimere una tragedia come questa.
la cosa piu’ terribile per un genitore e’ perdere il proprio figlio.

vorrei ne esistessero per definire chi segue per professione queste vicende, come fossero pratiche da archiviare. non ne trovo forse perche’ in nessuna lingua si possono definire esseri cosi’.

roby



10 Dicembre 2004 at 19:58

Pseudo-diointerra così ci sono, purtroppo. Meschine imitazioni di medici, come se bastassero un camice e la laurea, e la coscienza fosse un optional.
Ma ci sono anche quelli che ti guardano, e ti *vedono*. E ti tengono stretta anche senza sfiorarti.
Quando è toccata a me, l’ho incontrati entrambi. Ora spero che anche Zapatone incontri un abbraccio sulla sua strada.

Serena



Anonymous
11 Dicembre 2004 at 19:59

dicono che alle persone speciali sono poste prove e ostacoli da superare proprio perchè sono migliori, più forti…speciali come voi, come la vostra amica. Spero che d’ora in avanti per voi l’unico rospo da ingoiare (si fa per dire), sia Buttiglione, che sarebbe già abbstanza per tutti. Baci, baci, baci e ancora baci, W Tatino e tutti voi Federica



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