Una nuova cicatrice

Cesare, cosa fa l’orso Baloo?
Silenzio
Cesare, non te ne frega niente?
No, non me ne frega niente.

Chiaro. Conciso. Efficace.

Ma come si è arrivati a cotanta considerazione?

Il calendario direbbe che è ancora inverno. Il termometro e il cielo dicono che è primavera.
E allora l’allegra famigliola decide di andare al parco.
Quello vicino a casa, ai piedi dei colli: Villa Spada.
E su per le salite. E giù per le discese. E le scalette di legno. E quelle di mattoni.

Tutto condito da pratoline bianche e anemoni azzurri:
E dai denti di leone, primo omaggio floreale per una iMamy sciolta come un gelato al sole.

E poi il giardino all’italiana, con il suo labirinto di siepi che finisce in una scalinata.
Già, una scalinata.
Cesare, ratto come una folgore, scappa: torna indietro tra le siepi e prende una rampa diversa da quella di mamma e papà.
Ma iMamy allunga un po’ il passo e arriva ad attenderlo ai piedi di quei quattro gradini.
Quattro.
Sono quattro ma ne è bastato uno.
Sbreccato.
Scarto a sinistra e avanzata veloce per finire a sbattere contro la colonnina laterale.

iMamy lancia un urlo e lo raccoglie in un lago di sangue. iPapy chiama un’ambulanza.
Si corre verso l’ingresso del giardino. dove una proditoria fontanella consente il lavaggio del viso del tato urlante.

Ed eccoci qui al pronto soccorso pediatrico, dove un chirurgo dalla mano fasciata sta cercando di mettere i punti a un Tato feroce con un’orso risvegliato dal letargo.

E a quel punto arriva iPapy che nel frattempo era andato a casa a prendere vestiti puliti e aveva portato Ulisse dalla nonna.

Alza il telino verde e chiede

Cesare, cosa fa l’orso Baloo?

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Comments

elena bogiac
19 Marzo 2007 at 06:07

la nonna elena ha rivissuto l’incidente analogo occorso a iPapy Federico all’età di 17 mesi a Perugia: per mano ai due genitori, non sapeva ancora camminare, in un salotto “molto” buono di un’amica, pieno di tappeti persiani morbidi e folti, al richiamo di uno dei presenti si è girato di scatto e la sua fronte è stata tagliata dallo spigolo vivo di un mobile antico.
Lago di sangue che copriva il visino e impediva di capire la ferita assurda. Il papà che chiede di portarlo sotto il rubinetto di un lavandino e si vede centrata la fronte da un taglio che richiederà la ricucitura con quattro punti magistralmente eseguita dall’amico chirurgo David Morettini che da allora sarà chiamato zio Dadi.



19 Marzo 2007 at 10:34

Ehm… e se avessi voluto raccontarlo io?



Elena
19 Marzo 2007 at 13:05

… Ditelo che vi stavate annoiando, no?!?

Elena & truppa & bacilli

P.S.

baci baci baci a profusione al Condottiero e al PiccoloPiccolo



22 Marzo 2007 at 03:39

…e patato….. e quando ne avrete due da inseguire? 🙂



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