Due post oggi mi hanno chiarito le sensazioni contrastanti che sto provando durante i giorni di consultazioni di Bersani presidente incaricato su strada difficile. Sono due post da leggere fino in fondo, scritti da due persone che ci credono per quelli che ci credono, anche se fa male guardare la verità in faccia.
In ordine di tempo ho letto prima il post di Leonardo in cui si asserisce l’ineluttabile destino di Pierluigi Bersani, come unico uomo in grado di portare il PD all’autodistruzione consapevole mentre fa gli interessi del paese ma anche quello di un uomo che non ha saputo incantare gli italiani perché si è ostinato a dire la verità:
Bersani, ho sentito dire da molti, ha fallito la campagna elettorale perché non ha saputo incantare gli italiani. Si è ostinato a dir loro la verità e la verità non è una cosa che ti fa vincere le elezioni. Può darsi che abbiano ragione, però alla fine qualcuno che dica un po’ di verità ci deve pur essere. Non possono tutti dire che si possono rendere i soldi delle tasse e non pagare più i debiti. Anche adesso, mentre la situazione comincia a farsi pesante, Berlusconi ha soprattutto in mente i suoi processi, Grillo è su qualche auto a idrogeno sospesa nel blu del cyberspazio, Bersani è sulla stessa terra su cui camminiamo noi. Dovrà fare concessioni disonorevoli, potrà fare qualche riforma sensata di cui anche stavolta gli disconosceranno il merito, ma alla fine non ci resta che lui, e a lui non resta che suicidarsi così. Se poi trovasse qualche altro “tecnico” da mandare al suo posto andrebbe bene lo stesso, ma non si vede chi e per quale motivo gli converrebbe. È un lavoro impossibile, i margini di successo sono ristrettissimi, se non ce la fai sei morto e se ce la fai sei morto comunque. È un lavoro per Pier Luigi Bersani.
(Via Elogio del suicidio assistito – Leonardo Tondelli)
Poi ho letto la nota di Luca pubblicata su Facebook ma meritevole di un blog personale, che viene dalle viscere e parla ai cuori di chi ci crede sul serio.
In questo Paese c’è da ricostruire una sinistra decente, incardinata su gente altrettanto decente, che non passa il tempo a spargere like e livore su Facebook o sui blog contro la kasta. Gente con meno di quarant’anni che magari non partecipava alla Ruota della Fortuna. Gente che non ha insofferenza per le logiche di partito, come Renzi, perché sa che quel partito, quel 25 per cento di persone perbene, possiedono una forza e una storia che va al di là del nuovo/vuoto e delle tattiche che sostituiscono le strategie, per cui prima servivano le primarie, ma adesso in fondo passare da Palazzo Vecchio a Palazzo Chigi andrebbe benone anche così.
(Via Provate a prenderci – Luca Bottura)
Io penso che gli Psicostorici della Fondazione, guardando le loro pareti piene di equazioni proiettate, sanno già dove andremo a parare e che non potremo fare granché per sfuggire al corso degli eventi.
Tuttavia la psicostoria è una scienza statistica e basta l’intervento di un singolo elemento, non prevedibile dalle equazioni cambiare le cose, nel bene e nel male.
In genere in Italia, negli ultimi cento anni, si tende a preferire il male e gli uomini di spettacolo prestati alla politica.
Sarà forse ora che troviamo un Mulo buono?
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