Oggi nel passarmi un po’ dei 18mila post non letti in Google Reader, mi imbatto in un titolo curioso di Macworld USA:
Report: Google accused of violating Italian law
An Italian prosecutor has accused Google of violating Italian and European regulations in the way it handles its e-mail communications, the Corriere della Sera newspaper reported Monday.
L’articolo non linka il Corriere, ma basta una breve ricerca sul sito e trovo il pezzo del 28 settembre:
Milano, i pm contro Google: «Nasconde i suoi dati» – Corriere della Sera
Il procuratore: «Informazioni rimosse violando la legge». La replica: «Decidiamo noi cosa svelare»
Entrambi gli articoli riportano i fatti in maniera abbastanza completa (i magistrati italiani si lamentano che Google non fornisca i dati dei sospettati né li trattenga per 12 mesi) con una differenza: la “replica” citata dal Corriere si limita ad una frase ufficiale della vicepresidente degli affari legali di Google, Nicole Wong.
Macworld invece è andato ad informarsi direttamente telefonando alla portavoce di Google Simona Panseri, riportando una replica più approfondita (“La Polizia Postale può conferma che Google ha sempre collaborato alle indagini”) da cui si impara, tra l’altro che:
Wong’s letter was confidential and its publication could damage the interests of honest Internet users in Italy, Panseri said.
Il Corriere, pur meritevole di un paragrafo esplicativo sul concetto di cittadinanza in rete, dedica quasi tutto il pezzo alla chiosa per esteso della lettera di Carnevali, cita una frase della lettera riservata di Wong e non alza il telefono per cercare una conferma.
Macworld, che di solito si muove fra Twitter, aggiornamenti di Mac OS X e applicazioni Mac, si prodiga a cercare un riscontro e un altro punto di vista.