Giochi di ruolo

Da giovani il ruolo è importante (e si capisce che i vecchi siano così restii a concederlo), perché è il punto d’appoggio su cui fare leva per imporsi sugli altri. Il ruolo agevola la costruzione di una identità sociale, ma con l’età ci si può anche abituare a non averlo e farne a meno, trovando il lato positivo della faccenda: più tempo a disposizione per se stessi e meno recite “a soggetto” davanti a gente davvero poco interessante, che cerca solo conferme di sè.

(Via Il ruolo « …I’ve got a project!.)

Lorenzo riflette sulle acrobazie delle (auto)definizioni sui biglietti da visita per finire a parlare di scuola e precariato.

Reazioni da Barcellona e dibattiti in casa bolsi

Ho trovato oggi diverse reazioni alla puntata di Presadiretta di cui parlavo nel post precedente.

In effetti anche a me la visione della Spagna vista da Barcellona era sembrata anche troppo paradisiaca. Il senso della mia riflessione era tuttavia su ciò che andrebbe fatto in Italia, indipendentemente da quello che è stato fatto in realtà in Spagna.

Ciò detto giornalisticamente parlando ci sono diversi interrogativi che andrebbero approfonditi (grazie a Daria per le riflessioni serali in casa):

– come funziona la libertà di licenziare in Spagna? Quali sono le chances che ha un lavoratore licenziato da un contratto a tempo indeterminato?

– per i 7-8 casi mostrati nelle puntata che ce l’hanno fatta, quanti stanno ancora aspettando in coda?

– qual è il rapporto tra la domanda e l’offerta di lavoro per personale qualificato in Italia? Quanti ingegneri, economisti e avvocati vengono sfornati ogni anno e quanti ne vengono richiesti?

– Quanti posti da infermiere o da imbianchino vengono invece coperti da non italiani per mancanza di offerta?

Dalla piramide all’uovo

Nel libro di Piero Angela Viaggi Nella Scienza che raccoglieva i primi servizi di Quark degli anni ’80, veniva posta la questione della ridistribuzione della piramide sociale, con la maggior parte della popolazione che cercava di spostarsi dalla base al vertice trasformando la piramide in un uovo.

Se un imprenditore o un architetto ha la fila di aspiranti stagisti che vogliono sobbarcarsi un soggiorno in un’altra città per poche centinaia di euro di rimborso spese, quale avviamento e orientamento degli studi ha permesso l’accalcarsi di così tanti concorrenti?

Esiste il problema di un’eccesso di offerta di professioni qualificate che ha generato il problema di concorrenza al ribasso o è solo un cinico argomento di difesa dei datori di lavoro?

Dice L’Umarell Danilo Masotti:

Andresti a raccogliere pomodori a 2 euro l’ora? NO Andresti a fare assistente regista gratis? SI La disoccupazione giovanile è anche questo

E’ una provocazione o è vero? Perché i servizi giornalistici non cominciano rigorosamente con statistiche, numeri e relative fonti?

Ecco il sunto delle reazioni e lettere aperte a Riccardo Iacona:

– Le persone intervistate “che hanno trovato lavoro in 4 giorni” non trovano riscontro con la situazione presente. Secondo i dati del Ministerio del Trabajo pubblicati il 4 ottobre 2011, la Catalogna è la seconda comunità autonoma con il più alto incremento di disoccupazione nel settembre 2011 (16.282 ossia il 2,78% in più rispetto ad agosto) con un numero di disoccupati che supera le 600.000 persone (20%).

(Via Presa Diretta e gli italiani a Barcellona.)

Purtroppo conosco tanti giovani italiani emigrati a Barcellona e tanti, tantissimi catalani che fanno fatica ad avere un lavoro stabile, ad arrivare alla fine del mese e a pagare l’affitto. Per non parlare di comprare una casa e avere dei figli. Esattamente come succede in Italia. Credo che sia doveroso e intellettualmente più onesto nei loro confronti raccontare tutta la verità, se necessario con dati alla mano, e non limitarsi a dipingere ‘l’altrove’ come la soluzione a tutti i mali.

(Via Lettera aperta a Riccardo Iacona riguardo la puntata di Presa Diretta ‘Generazione sfruttata’. « It’s not just the economy, stupid..)

La cosa peggiore è stato, a mio giudizio, il messaggio salvifico: in Spagna si fanno contratti lavorativi a tempo indeterminato, in Italia la gente viene sfruttata e tenuta in nero. Ecco, purtroppo le cose non stanno proprio così (leggi il secondo intervento di Armando sui contratti a tempo parziale)

e SOPRATTUTTO occorre specificare che:

– il contratto a tempo indeterminato in Spagna NON ha lo stesso valore che in Italia. In Italia con un contratto così, se hai la fortuna di lavorare in un’impresa con più di 15 dipendenti, sei in una botte di ferro, ti sposi con l’azienda. In Spagna, invece, ti possono licenziare quando e come vogliono, pagandoti solo un’indennità ed hai diritto a percepire un sussidio di disoccupazione per un periodo non superiore ai 2 anni, in funzione del tempo lavorato. NON esiste la cassa integrazione.

Iacona avrebbe dovuto anche spiegare questo. Il vero motivo per cui in Spagna si assume di più che in Italia è che qui è facile licenziare. Punto e basta. Il miraggio del posto per tutta la vita è un’altra cosa. Se non si dice questo si sta dando un’idea distorta della verità, dipingendo la Spagna come il paese delle grandi opportunità e della legalità.
Legalità sì, ma perché le variabili sono MOLTO differenti.

(Commento dell’Autrice al suo lungo post Lettera da… Barcellona | Il corpo delle donneIl corpo delle donne.)

Ufficio Presadiretta

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Scriveva Paolo Valdemarin un lunedi mattina del 2006:

Credo che la Presidenza del Consiglio dei Ministri dovrebbe istituire un “Ufficio Report”, presso cui sistemare alcuni volonterosi funzionari che la domenica sera si guardino la puntata di Report prendendo appunti, per poi iniziare a fare qualcosa in proposito di qualunque cosa venga descritta nella trasmissione e riferendo al pubblico eventuali progressi (magari su un blog, che costa poco e andrebbe bene allo scopo).

(Via Paolo Valdemarin Weblog.)

Ieri sera, alla fine della bellissima puntata Generazione Sfruttata di Presadiretta ho avuto il medesimo pensiero con una piccola variante: mi sono augurato che le forze politiche di opposizione, in vista delle elezioni, fabbricassero il loro programma prendendo appunti da questa inchiesta.

C’è dentro tutto: oltre 10 anni di applicazione all’italiana del diritto del lavoro con il classico metodo “fatta la legge, studiato l’inganno”. Una raccolta dati su un danno che è stato fatto e un grido di aiuto di una generazione che chiede una via d’uscita. Ma c’è dentro anche il rimedio: i casi di successo degli Italiani che hanno trovato una nuova vita a Barcellona, con un nuovo lavoro in tre giorni quindi casa e famiglia in 2-3 anni. E non erano tutte eccellenze ma normali persone che la meritocrazia ha portato alla loro meta.

Ci sono tutte le istruzioni per riuscire nella ricostruzione dell’Italia: tassazione più bassa del lavoro, controlli sul lavoro nero, attenzione a bambini e famiglie nei servizi e negli spazi cittadini.

C’era il mondo come dovrebbe essere: non il paradiso ma un mondo normale che funziona. La prima forza politica che mostra di crederci sul serio e che riesce a farci credere gli italiani stravince le elezioni. Chi si fermerà a slogan e “ricette per la crescita” verrà sgamato subito.

Se tutti rispettano le regole forse ti viene anche la voglia di gareggiare.

Se questo ci fosse un mondo normale dovremmo già sentire rumore di tastiere o almeno di penne su blocchetti per appunti.

Aggiornamento: ci sono diverse reazioni di giovani precari che vivono all’estero e che non si sono riconosciuti nel ritratto “paradisiaco” del servizio di Iacona.

Stanchezza da vacanza

La disambiguazione è la distinzione delle due anime di un bisenso. Significa far risolvere ad un algoritmo semantico o al proprio cervello un pezzettino de La Pagina della Sfinge.

La stanchezza da vacanza è un disturbo sottile e strisciante che ti accorgi di avere quando è troppo tardi e ne sei intriso come una spugna carica di liquido. A luglio inoltrato, quando molta gente è già in ferie, ti rendi conto di non avere mai interrotto il lavoro da un tempo imprecisato e la cifra dei giorni di ferie non godute ti coglie di sorpresa. La concentrazione scompare dopo pochi minuti che sei alla scrivania, errori e svarioni ti piombano davanti come i cattivi in un videogioco, le orecchie ronzano in un jet lag di un viaggio mai avvenuto.

La stanchezza da vacanza è una sensazione che non sai di provare fin quando dimentichi il calendario. Affiora alla fine della vacanza, quando ti ricordi che oggi è domenica ed è diverso da lunedì, che i problemi sul lavoro non sono più silenti nel fondo del tuo cervello durante le lunghe dormite pomeridiane e che toh, forse ne puoi addirittura risolvere qualcuno facilmente. Quando avverti che può bastare così, quando l’anestesia finisce e il risveglio è imminente, gradevole o meno ma inesorabile risveglio.

Un elegante bisenso che si bilancia tra un bisogno e la sua soddisfazione, tra la fatica e il riposo, ying e yang tenuti insieme dalla giusta durata della vacanza ristoratrice.

Ma durata e frequenza delle vacanze sono parametri delicati e di difficile gestione. Troppo corta, troppo rara, not enough data, it doesn’t compute. Il cervello non ce la fa.

Il bisenso resta. Con tutta la sua ambiguità.

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