La screenshot ANSA di Beppe Grillo

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La notizia è che Beppe Grillo caccia Favia e Salsi con un tweet e in un post sul suo blog rivendica il successo delle primarie e la presenza di democrazia interna.

Il post è aperto da un video del canale di Beppe Grillo che recita lo stesso messaggio presente nel testo. Il video di Grillo è quindi liberamente disponibile sia sul suo blog che su youtube. La licenza richiesta è la Creative Commons 2.0 Attribuzione – non commerciale – non opere derivate (A proposito esiste la CC 3.0).

Il pezzo di Repubblica.it è illustrato da una screenshot targata ANSA.

Premesso che una pagina non a pagamento può essere interpretata come non commerciale (se si escludono i banner). Perché il redattore non si è scattato una screenshot da sé?

Possibili risposte:

  1. Non lo sa fare
  2. Non voleva linkare il blog di Beppe Grillo
  3. Voleva lasciare le beghe di copyright all’ANSA
  4. Caricare una foto sul CMS di Repubblica.it è un incubo
  5. Altro?

Update: ne aveva già parlato Nicola D’Agostino in SCREEN SHOOTING IS HARD: LET’S GO SHOPPING (FOR COPYRIGHTED BLURRED IMAGES)!

Tre per sette ventuno

MILANO – – Il 93enne senatore a vita, Giulio Andreotti, è ricoverato in terapia intensiva al Policlinico Gemelli di Roma. Le sue condizioni «sono severe, ma stabili a seguito di una crisi cardiaca successiva a una infezione respiratoria» riferiscono i sanitari nel bollettino medico. Il sette volte presidente del Consiglio è arrivato alle 13.30 circa in codice rosso, disidratato e con frequenza cardiaca molto elevata. Ora è ricoverato in terapia intensiva presso il Dea. «Le condizioni sono severe, ma stabili. La prognosi è riservata» aggiungono i medici nella nota.

BRONCHITE – Una fonte medica ha aggiunto che il senatore è stato ricoverato per una bronchite di cui soffre da tempo. Secondo fonti sanitarie il sette volte presidente del Consiglio non sarebbe però stato intubato perché la situazione non sarebbe apparsa così grave ai medici da richiedere questo intervento.

IN AMBULANZA – Il sette volte presidente del Consiglio è stato prelevato dall’ambulanza dalla sua casa romana, in corso Vittorio Emanuele, intorno alle 13.26. L’ex presidente del Consiglio è stato visto con una mascherina dell’ossigeno da numerosi passanti.

(via Crisi cardiaca, Andreotti ricoverato – Corriere.it , enfasi mia.)

La notizia di oggi sul ricovero di Andreotti è per forza di cose scarsa di particolari: è stato ricoverato il senatore a vita Giulio Andreotti, 93 anni, per crisi respiratoria o cardiaca, «Le condizioni sono severe, ma stabili. La prognosi è riservata». Punto. Altro non si sa.

Nella concitazione di aggiungere paragrafi al pezzo la redazione online del Corriere.it ha continuato per tre volte a definire Giulio Andreotti il sette volte presidente del Consiglio, per un totale teorico di 21 mandati in tre paragrafi.

In questo banalissimo episodio giornalistico, del tutto marginale rispetto alla pagina di storia d’Italia rappresentata dalla vita di Andreotti, c’è tutta la deriva della lingua italiana: c’è il terrore per la ripetizione, il bisogno incontenibile di apposizioni e aggettivazioni, l’incapacità cronica di scrivere asciutto, l’illusione di dare più informazione condensando parole.

In un pezzo giornalistico di cronaca non scriviamo un brano di letteratura, nessuno cercherà né apprezzerà riccioli e modanature linguistiche, specie se brutti. Nessuno si annoierà se chiamiamo il protagonista dell’articolo con nome e cognome in più frasi ravvicinate. Nessuna prof delle medie sottolineerà in rosso “troppe ripetizioni”.

La sintesi non è giustapposizione di locuzioni, la sintesi è la scelta accurata di ciò che serve per dare l’informazione corretta. Sottrarre e non aggiungere. Less is more.

Il tempo di scrivere questo post e l’articolo è stato rivisto, la sottrazione è avvenuta e ora Andreotti è sette volte presidente del Consiglio e non più ventuno. Non starò qui a tirarmela sostenendo che al corriere hanno letto il mio twit su Andreotti ma la soddisfazione rimane. Bravi.

Reazioni da Barcellona e dibattiti in casa bolsi

Ho trovato oggi diverse reazioni alla puntata di Presadiretta di cui parlavo nel post precedente.

In effetti anche a me la visione della Spagna vista da Barcellona era sembrata anche troppo paradisiaca. Il senso della mia riflessione era tuttavia su ciò che andrebbe fatto in Italia, indipendentemente da quello che è stato fatto in realtà in Spagna.

Ciò detto giornalisticamente parlando ci sono diversi interrogativi che andrebbero approfonditi (grazie a Daria per le riflessioni serali in casa):

– come funziona la libertà di licenziare in Spagna? Quali sono le chances che ha un lavoratore licenziato da un contratto a tempo indeterminato?

– per i 7-8 casi mostrati nelle puntata che ce l’hanno fatta, quanti stanno ancora aspettando in coda?

– qual è il rapporto tra la domanda e l’offerta di lavoro per personale qualificato in Italia? Quanti ingegneri, economisti e avvocati vengono sfornati ogni anno e quanti ne vengono richiesti?

– Quanti posti da infermiere o da imbianchino vengono invece coperti da non italiani per mancanza di offerta?

Dalla piramide all’uovo

Nel libro di Piero Angela Viaggi Nella Scienza che raccoglieva i primi servizi di Quark degli anni ’80, veniva posta la questione della ridistribuzione della piramide sociale, con la maggior parte della popolazione che cercava di spostarsi dalla base al vertice trasformando la piramide in un uovo.

Se un imprenditore o un architetto ha la fila di aspiranti stagisti che vogliono sobbarcarsi un soggiorno in un’altra città per poche centinaia di euro di rimborso spese, quale avviamento e orientamento degli studi ha permesso l’accalcarsi di così tanti concorrenti?

Esiste il problema di un’eccesso di offerta di professioni qualificate che ha generato il problema di concorrenza al ribasso o è solo un cinico argomento di difesa dei datori di lavoro?

Dice L’Umarell Danilo Masotti:

Andresti a raccogliere pomodori a 2 euro l’ora? NO Andresti a fare assistente regista gratis? SI La disoccupazione giovanile è anche questo

E’ una provocazione o è vero? Perché i servizi giornalistici non cominciano rigorosamente con statistiche, numeri e relative fonti?

Ecco il sunto delle reazioni e lettere aperte a Riccardo Iacona:

– Le persone intervistate “che hanno trovato lavoro in 4 giorni” non trovano riscontro con la situazione presente. Secondo i dati del Ministerio del Trabajo pubblicati il 4 ottobre 2011, la Catalogna è la seconda comunità autonoma con il più alto incremento di disoccupazione nel settembre 2011 (16.282 ossia il 2,78% in più rispetto ad agosto) con un numero di disoccupati che supera le 600.000 persone (20%).

(Via Presa Diretta e gli italiani a Barcellona.)

Purtroppo conosco tanti giovani italiani emigrati a Barcellona e tanti, tantissimi catalani che fanno fatica ad avere un lavoro stabile, ad arrivare alla fine del mese e a pagare l’affitto. Per non parlare di comprare una casa e avere dei figli. Esattamente come succede in Italia. Credo che sia doveroso e intellettualmente più onesto nei loro confronti raccontare tutta la verità, se necessario con dati alla mano, e non limitarsi a dipingere ‘l’altrove’ come la soluzione a tutti i mali.

(Via Lettera aperta a Riccardo Iacona riguardo la puntata di Presa Diretta ‘Generazione sfruttata’. « It’s not just the economy, stupid..)

La cosa peggiore è stato, a mio giudizio, il messaggio salvifico: in Spagna si fanno contratti lavorativi a tempo indeterminato, in Italia la gente viene sfruttata e tenuta in nero. Ecco, purtroppo le cose non stanno proprio così (leggi il secondo intervento di Armando sui contratti a tempo parziale)

e SOPRATTUTTO occorre specificare che:

– il contratto a tempo indeterminato in Spagna NON ha lo stesso valore che in Italia. In Italia con un contratto così, se hai la fortuna di lavorare in un’impresa con più di 15 dipendenti, sei in una botte di ferro, ti sposi con l’azienda. In Spagna, invece, ti possono licenziare quando e come vogliono, pagandoti solo un’indennità ed hai diritto a percepire un sussidio di disoccupazione per un periodo non superiore ai 2 anni, in funzione del tempo lavorato. NON esiste la cassa integrazione.

Iacona avrebbe dovuto anche spiegare questo. Il vero motivo per cui in Spagna si assume di più che in Italia è che qui è facile licenziare. Punto e basta. Il miraggio del posto per tutta la vita è un’altra cosa. Se non si dice questo si sta dando un’idea distorta della verità, dipingendo la Spagna come il paese delle grandi opportunità e della legalità.
Legalità sì, ma perché le variabili sono MOLTO differenti.

(Commento dell’Autrice al suo lungo post Lettera da… Barcellona | Il corpo delle donneIl corpo delle donne.)

Il giornalismo urlato fa il web schizofrenico.

Repubblica.it - Osama ucciso

E’ da un po’ che osservo l’evolversi delle home page dei giornali cartacei online, in particolare di Repubblica.it. Sono passati oltre dieci anni dallo “sbarco sul web” del giornale cartaceo, qualcosina è migliorato ma l’affannosa voglia di riprodurre online lo strillo del giornale cartaceo e la velocità urlata del telegiornale non si è affievolita.

Negli ultimi tre giorni ci sono stati tre eventi-notizia mondiali come il matrimonio di William e Kate, la beatificazione di Papa Wojtyla e l’Uccisione (presunta, direi) di Osama Bin Laden. Nei mesi passati c’è stato l’attacco alla Libia e le altre rivoluzioni nei paesi del nord Africa.

In ogni occasione l’home page si allarga a tutto campo, e il titolone diventa uno strillo sopra un carosello di foto a effetto.

Ma la sintesi di uno strillo non basta più, l’ansia di voler dire tutto ma proprio tutto in home page inzeppa sommario e occhiello di link grandi, link medi, link minuscoli con e senza iconcine.

Non contenti di ciò il titolo-strillo viene spezzato in più frasi ognuna linkata verso un contenuto diverso.

E’ il collasso dell’usabilità, l’informazione del web trasformata in urlo, l’attenzione del lettore-navigatore strattonata ad ogni occhiata.

Mai come ora benedico l’informazione data dal passaggio del mouse: se non vado a vedere nella barra inferiore di Safari (menu Vista > Barra di Stato) a quale indirizzo porta il link su cui sto passando il mouse non oso cliccare: non è chiaro in quale sezione del giornale si finisce, non si sa se verrà mostrato un video, un articolo o una foto (e se non ho flash istallato? E se non ho abbastanza banda?), non si sa se una volta all’interno dell’articolo avrò a portata di mano gli altri link sulla stessa notizia presenti nel titolo strillato della home page.

Praticamente sembra di stare in un ingorgo di traffico dell’informazione.

Continuo a pensare che, problemi di usabilità a parte, sul web quel che conta è l’interesse, non l’attenzione. Voglio essere informato da qualcosa che richiami il mio interesse e vi immetta dati nuovi, non da qualcosa che ha urlato più forte e mi abbia fatto precipitare nella pagina dei video più cliccati invece che nella sezione Esteri.

Se un evento è in aggiornamento frenetico può capitare di ritornare alla home dopo aver letto un articolo e trovarla cambiata, con una diversa disposizione di link “urlati” e parcellizzati nel titolo principale. Devo di nuovo orientarmi, aprire tante pagine in tab diversi e farmi un ordine mentale.

Leggere, anche nel bel mezzo di una breaking news, dovrebbe essere un piacere, non una fatica.

Tipi che non temono l’extreme programming

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Il pezzo di repubblica.it sul notebook con Chrome OS Cr-48 di Google non è male, tecnico il punto giusto, divulgativo il punto giusto, descrittivo il punto giusto.

Che ci fa allora una frase come questa?

Il Cr-48 è stato infatti concepito per vivere esclusivamente su internet e per dominare la grande nuvola di codici binari che sovrasta le nostre vite moderne.

E quest’altra, che segue un paragrafo ben scritto sulla dotazione software basata sulle Google Apps?

Il Cr-48 è un computer spartano, c’è poco da dire. Chiaramente un prototipo, un oggetto che è stato concepito per essere smaneggiato, è stato disegnato per essere usato dai developer d’assalto, gli sviluppatori di software. Tipi che non temono l’extreme programming, dove la codifica ha luogo tra una seduta di skateboard e l’altra e i diagrammi di flusso li si possono anche disegnare su una tavola di surfing mentre si torna dal mare.

Mi viene in mente Gianluca che disse (o forse scrisse su FF) “per me non c’è Mac OS o Win OS, ma c’è solo il web. Mica solo lui in questo quadro sarebbe un surfista developer d’assalto: molti utenti web nostrani, siano essi hacker professionisti o digiuni totali di tecnologia non si farebbero scrupolo di conversare su friendfeed, twitter, gmail, tumblr e tutti gli altri socialcosi da un netbook di Google. Lo fanno dall’iPad (si sono ormai fatti una ragione dell’assenza di porta USB) e da un MacBook Air vuoi che non lo facciano da un netbook?

O fai un pezzo di colore sul lifestyle tecnologico californiano o mi descrivi le tue impressioni sul nuovo notebook, cosa va e cosa non va delle sue caratteristiche tecniche.

I grandi scenari, quelli che fanno titolo sui giornali, non mi informano. Voglio sapere cosa può fare per me l’oggetto (infatti ho accolto l’invito di Google a provarlo), non se il contesto in cui vivo è sociologicamente adatto all’oggetto stesso.

Se mai Google mi farà provare il Cr-48 dovrò correre a noleggiarmi una tavola da surf, uno skateboard e fare il fenomeno in centro a Bulàgna.

Update: non sono il solo ad aver notato le metafore: Lega nerd, Anidride Carbonica e molti altri.

Milena Gabanelli e la maledizione della doppia B

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Mettiamo subito in chiaro che Milena Gabanelli ha ben altri guai a cui pensare, derivanti dal suo ottimo lavoro d’inchiesta e dalle reazioni che questo scaturisce.

Però su questo blog siamo un po’ fissati con ortografia, pronuncia e dizione giacché chi parla male pensa male e il rispetto della lingua italiana è una cosa importante che aiuta a mantenersi sani di mente. Colpito da twit con la doppia B ho deciso di fare qualche ricerca sistematica:

Gabbanelli su Twitter anima due schermate di hashtag sbagliati (#gabbanelli) o locuzioni come Report della Gabbanelli.

Gabbanelli su Friendfeed è più interessante perché aggregando fonti diverse rivela per diverse schermate errori di singoli utenti, commentatori, news giornalistiche, hashtag, agenzie di notizie che rilanciano blog.

Milena Gabbanelli su Liquida: promuove tra le persone riconosciute (“people”) il nome e cognome farlocco con tre schermate di risultati, complici le sgrammaticature dei blogger.

Analogo risultato per Milena Gabbanelli su BlogBabel che la indicizza aggregando nome e pseudo-cognome diventati tag dei suoi blog.

Nessun risultato su BlogNation (no permalink: scrivete a manina “Gabbanelli” nella casella di ricerca per verificare). Strano, che filtrino gli sgrammaticati? 🙂

Mi chiedo a questo punto se i risultati che spuntano dalle testate giornalistiche siano agganciati dai commenti degli utenti pieni di citazioni errate Gabbanelli. No, evidentemente le redazioni romane hanno la loro influenza nel raddoppio della labiale B:

Il sole 24 ore Argomenti incespica sulla Gabbanelli con Report a tutto gas. Si trovano anche due risultati dalle banche dati non visualizzabili se non si è abbonati al servizio.

Su Repubblica.it una ricerca dalla home page riporta una dichiarazione di Saccà del 2002 ma per altre vie spunta un’ultimora del 15 settembre 2009 e altri 16 articoli dall’archivio di cui 14 citano Milena Gabbanelli o Report della Gabbanelli.

Sul sito del Corriere solo due risultati: uno sul ponte di Capodichino a Napoli (ma è il Corriere del Mezzogiorno e la pronuncia raddoppiata della B singola è comprensibile) e un’altro su RAI per una notte di Santoro.

L’unita.it ha un solo risultato sul sito (Report in onda senza tutele – 2009) ma 13 risultati sul quotidiano in PDF, distribuiti fra il 2003 e il 2010.

La Stampa di Torino non avrà sicuramente problemi di pronuncia. Errato: una ricerca di Gabbanelli sull’archivio cartaceo (anche qui no permalink) produce 10 risultati dal 1992 ad oggi di cui 7 riferiti a Report o a Milena Gabbanelli.

Il Post può vantare il risultato di Nessun Articolo presente per Gabbanelli almeno nei suoi contenuti ma se scateniamo Google su IlPost abbiamo 7 risultati di cui 5 validi dovuti alla disattenzione dei commentatori (il che mi suggerisce l’idea di un plugin per WordPress per togliere la doppia B ogni volta che si cita Milena o Report).

A questo punto se apriamo le maglie della ricerca e lasciamo che Google setacci i siti dei quotidiani, indicizzando commenti e ogni altro elemento extra della pagina otteniamo 101 risultati per il Corriere.it, 43 per Repubblica.it, 60 per lastampa.it, 55 per l’unita.it e 15 risultati per il sole24ore.com. Si tenga presente che una volta aperta la pagina di alcuni risultati la parola Gabbanelli potrebbe non comparire per svariate ragioni: ad esempio la pagina è dinamica e c’era un titolo che scorreva al momento del passaggio del Googlebot.

Il fenomeno è interessante: dato un errore mentale molto comune e geolocalizzato, se questo errore si aggancia ad un nome piuttosto noto, in presenza di un picco di citazioni del nome noto si impennano anche le citazioni della sua versione errata. E’ uno di quei casi in cui la funzione di edit dei commenti come quella di friendfeed è un toccasana.

Coraggio, Milena a me raddoppiano la C da una vita e attenta che la Gabbanelli Accordions non ti faccia causa dal Texas per uso improprio del marchio! 🙂

Qualche factcheck su iPhone 4

Apple venerdi sera (alle 19 ora italiana) terrà una conferenza stampa che presumibilmente sarà sui problemi di ricezione di iPhone 4:

Apple would only say that the press conference would be regarding the iPhone 4. No other information was available when I spoke with them tonight.

Repubblica prima lancia la notizia nel giorno sbagliato poi approfondisce in un pezzo pieno di “potrebbe”, di “ipotesi” e “rumors” che riassume quel poco che si sa dai siti stranieri:

Una delle ipotesi è quella di una maxi operazione di richiamo il cui costo è stato stimato in 1,5 miliardi di dollari.

Proprio i rumors su un possibile ritiro – subito dopo la bocciatura dell’iPhone 4 da parte di Consumer Reports – hanno penalizzato non poco il titolo Apple in Borsa.

Mi chiedo: il difetto c’è o non c’è? In quanti l’hanno notato? Cosa dice esattamente Consumer reports? E’ una bocciatura o no? Chi ha stimato i costi del ritiro?

Le risposte da un rapido giro su Google Reader:

Engadget riconosce l’esistenza del difetto in sé pur non riscontrandolo nelle unità testate ma lascia la parola i lettori (leggetevi tutto il pezzo e troverete pareri contrastanti):

That said, however, it’s not at all clear what the real-world effects of the antenna issue actually are for most people — as we’ve repeatedly said, several iPhone 4s owned by the Engadget staff (including our review unit) have never experienced so much as a single dropped call, while others suffer from signal issues that results in lost calls and unresponsive data in a dramatic way. What’s more, at this point Apple’s sold well over two million iPhone 4s, and we simply haven’t heard the sort of outcry from users that we’d normally hear if a product this high-profile and this popular had a showstopping defect. Honestly, it’s puzzling — we know that the phone has an antenna-related problem, but we’re simply not able to say what that issue actually means for everyday users.

So we’re doing what we can do: we’ve collected reports from every member of the Engadget staff who’s using the phone, as well as reached out to a variety of tech industry colleagues for their experiences. As you’ll see, most of our peers seem to be doing perfectly fine with their iPhone 4s, but the people who are having problems are having maddening issues in an inconsistent way. We’d say it all comes down to the network — particularly in New York City, where AT&T just completed a major upgrade — but even that isn’t a consistent factor in predicting experience. Ultimately, we just won’t know what’s really going on until Apple comes clean and addresses this issue (and the growing PR nightmare it’s become), but for now we can say with some certainty that not everyone is affected, and those that are seem to be in the minority. Read on for the full report.

Risultati altalenanti li trova anche Neven Mrgan:

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The only conclusion I can draw from these data is that the iPhone 4 3G cell signal reception is really inconsistent. (At least that’s the case where I live.)

Consumer Reports da il massimo dei voti a iPhone 4 ma non lo “raccomanda” finché non viene risolta la questione della ricezione. Non lo chiamerei “bocciatura”.

Basta leggere le parole di Consumer Reports nel post in questione:

The iPhone scored high, in part because it sports the sharpest display and best video camera we’ve seen on any phone, and even outshines its high-scoring predecessors with improved battery life and such new features as a front-facing camera for video chats and a built-in gyroscope that turns the phone into a super-responsive game controller. But Apple needs to come up with a permanent—and free—fix for the antenna problem before we can recommend the iPhone 4.

Consumer Reports riporta fatti e valutazioni non cerca il singolo titolo sensazionalistico, nel post successivo ribadisce sia il problema sia l’ottimo giudizio dell’iPhone 4 come device:

Our tests, conducted in our labs using controlled signals, confirm growing anecdotal indications that the iPhone 4’s problems are anything but illusory. Our tests found that when your finger or hand touches a spot on the phone’s lower left side—an easy thing to do—the signal can significantly degrade enough to cause you to lose your connection altogether if you’re in an area with a weak signal. We tested several other AT&T phones the same way, including the iPhone 3G S and the Palm Pre. None of those phones had the significant signal-loss problems of the iPhone 4.

Ironically, aside from these reception glitches, our other tests placed the iPhone 4 atop the latest Ratings of smart phones. But we did not feel comfortable listing a phone with such a problem as “recommended,” and therefore have withheld that tag.

Il problema si sposta perciò dal piano tecnologico alla valutazione del comportamento di Apple domani sera. Update: il Post lo dice meglio di me. 🙂

Per finire, il costo del richiamo di tutti i telefoni viene stimato in un miliardo e mezzo di dollari da Tony Sacconaghi di Bernstein Research che lo ritiene improbabile:

He has issued a report with a US$1.5 billion price tag as his best guess. However, that’s not what Sacconaghi believes will happen. Instead, he suspects Apple will relent and issue free Bumper cases to those who want them. With an estimated production cost of $1 each, the cost would drop significantly and frankly hardly disrupt Apple financially.

Update: 152 commenti al post di Bob Egan, ingegnere elettrotecnico, che critica i metodi adottati da Consumer Reports nei loro test (via AppleInsider che cita ulteriori approfondimenti via email).

Giornalismo, politica e accuse di comunismo

Pochi giorni fa ho visto in televisione una cosa che voglio condividere integralmente. Si tratta di giornalismo, politica e accuse di comunismo. A parlare è un giornalista e conduttore di una nota trasmissione televisiva.

I nomi sono stati oscurati: sono il contenuto, i metodi e le argomentazioni ad essere interessanti. Ho usato il termine politico al posto di nome e carica. Comprenderete che è il minimo in tempi di talk show oscurati e par condicio.

Sette giorni fa il politico è comparso in questo programma per correggere eventuali errori della puntata del nove marzo. Poiché non ha fatto alcun riferimento a quanto mostrato in quel programma dobbiamo concludere che non ha riscontrato errori da parte nostra.

Ha dimostrato ancora una volta che chiunque lo smascheri, chiunque non sia d’accordo con la sua isterica mancanza di rispetto per la decenza e la dignità umana e per i diritti garantiti dalla Costituzione deve essere necessariamente o un comunista o un simpatizzante. Mi aspettavo in pieno questo trattamento.

Il politico ha aggiunto il mio nome alla lunga lista di indivitui e di istituzioni che accusa di essere al servizio della causa comunista. Il suo schema è molto semplice: chiunque critichi o si opponga ai metodi del politico deve essere un comunista. Se questo è vero ci sono moltissimi comunisti nel nostro paese.

Ma prendiamo in considerazione alcune delle accuse mosse dal politico.

Egli ha dichiarato, ma senza mostrare prove che io sono stato membro dei Lavoratori Industriali del Mondo. Questo è falso. Non sono mai stato membro di questa associazione e non ho mai chiesto di diventarlo.

Il politico ha dichiararto che il Prof. […] mi ha dedicato un libro. Questo è vero. E’ morto. Era un socialista e io non lo sono. Era uno di quegli indidui illuminati che non pretendono che gli altri condividano i loro principi politici per poterci parlare o per farci amicizia. Io non condivido le sue idee politiche pure. […], come dice chiaramente nell’introduzione, mi ha dedicato il suo libro
non perché avessimo le stesse idee politiche ma perché aveva molto apprezzato le mie trasmissioni […] durante la […]. E adesso voglio leggervi la dedica.

Credevo 20 anni fa e lo credo ancora oggi che gli […] maturi possano parlare e discutere nell’ambito dello scontro fra ideologie con i comunisti di qualunque parte del mondo senza esserne contaminati o convertiti. Credo che la nostra fede, la nostra convinzione, la nostra determinazione siano e che quindi noi siamo in grado di competere con successo non soltanto con il numero di […] ma anche con la qualità delle idee.

Io lavoro alla […] da oltre 19 anni, l’azienda ha sempre sottoscritto pienamente la mia lealtà di giornalista e di cittadino […]. Non ho alcun bisogno che un politico venga qui a farmi delle prediche sui pericoli o i terrori del comunismo. Ho riflettuto sul mio passato e sulle mie scelte e non posso dire di essere stato sempre giusto o saggio ma ho cercato la verità con una certa diligenza e ho cercato di raccontarla anche se, come in questo caso, mi avevano avvertito che sarei stato oggetto delle “attenzioni” del politico.

Speriamo di poterci occupare di problemi più interessanti la prossima settimana.

Buona notte, e buona fortuna.

Per non rendere troppo ovvia la soluzione ho dovuto coprire luoghi e altri dettagli con degli omissis, non me ne vorrete spero.

Per il momento vi invito a indovinare i protagonisti del video che (suggerimento) ho visto solo su Sky Selection. Il premio è il solito caffé alle macchinette. A breve la soluzione.

Google vs. magistratura italiana visto da Corriere e Macworld

Oggi nel passarmi un po’ dei 18mila post non letti in Google Reader, mi imbatto in un titolo curioso di Macworld USA:

Report: Google accused of violating Italian law

An Italian prosecutor has accused Google of violating Italian and European regulations in the way it handles its e-mail communications, the Corriere della Sera newspaper reported Monday.

L’articolo non linka il Corriere, ma basta una breve ricerca sul sito e trovo il pezzo del 28 settembre:

Milano, i pm contro Google: «Nasconde i suoi dati» – Corriere della Sera

Il procuratore: «Informazioni rimosse violando la legge». La replica: «Decidiamo noi cosa svelare»

Entrambi gli articoli riportano i fatti in maniera abbastanza completa (i magistrati italiani si lamentano che Google non fornisca i dati dei sospettati né li trattenga per 12 mesi) con una differenza: la “replica” citata dal Corriere si limita ad una frase ufficiale della vicepresidente degli affari legali di Google, Nicole Wong.

Macworld invece è andato ad informarsi direttamente telefonando alla portavoce di Google Simona Panseri, riportando una replica più approfondita (“La Polizia Postale può conferma che Google ha sempre collaborato alle indagini”) da cui si impara, tra l’altro che:

Wong’s letter was confidential and its publication could damage the interests of honest Internet users in Italy, Panseri said.

Il Corriere, pur meritevole di un paragrafo esplicativo sul concetto di cittadinanza in rete, dedica quasi tutto il pezzo alla chiosa per esteso della lettera di Carnevali, cita una frase della lettera riservata di Wong e non alza il telefono per cercare una conferma.

Macworld, che di solito si muove fra Twitter, aggiornamenti di Mac OS X e applicazioni Mac, si prodiga a cercare un riscontro e un altro punto di vista.

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