La disambiguazione è la distinzione delle due anime di un bisenso. Significa far risolvere ad un algoritmo semantico o al proprio cervello un pezzettino de La Pagina della Sfinge.
La stanchezza da vacanza è un disturbo sottile e strisciante che ti accorgi di avere quando è troppo tardi e ne sei intriso come una spugna carica di liquido. A luglio inoltrato, quando molta gente è già in ferie, ti rendi conto di non avere mai interrotto il lavoro da un tempo imprecisato e la cifra dei giorni di ferie non godute ti coglie di sorpresa. La concentrazione scompare dopo pochi minuti che sei alla scrivania, errori e svarioni ti piombano davanti come i cattivi in un videogioco, le orecchie ronzano in un jet lag di un viaggio mai avvenuto.
La stanchezza da vacanza è una sensazione che non sai di provare fin quando dimentichi il calendario. Affiora alla fine della vacanza, quando ti ricordi che oggi è domenica ed è diverso da lunedì, che i problemi sul lavoro non sono più silenti nel fondo del tuo cervello durante le lunghe dormite pomeridiane e che toh, forse ne puoi addirittura risolvere qualcuno facilmente. Quando avverti che può bastare così, quando l’anestesia finisce e il risveglio è imminente, gradevole o meno ma inesorabile risveglio.
Un elegante bisenso che si bilancia tra un bisogno e la sua soddisfazione, tra la fatica e il riposo, ying e yang tenuti insieme dalla giusta durata della vacanza ristoratrice.
Ma durata e frequenza delle vacanze sono parametri delicati e di difficile gestione. Troppo corta, troppo rara, not enough data, it doesn’t compute. Il cervello non ce la fa.
Il bisenso resta. Con tutta la sua ambiguità.