[…] perfino il conduttore del Festival che si improvvisa costituzionalista di fronte agli italiani senza avere la minima idea di cosa sta dicendo è parte del meccanismo di rimozione secondo il quale ognuno, una volta dotato di microfono, può dire quello che gli pare ad una platea immensa. L’invasione di campo delle competenze altrui è stata una costante velenosa di questi ultimi anni […]. La speranza è che ora, fatto il governo tecnico degli italiani, si facciano gli italiani tecnici che, almeno sui giornali ed in TV, esercitino la decenza minima di parlare delle poche cose che conoscono e tacere su tutte le altre.
Ieri sera, vincendo la stanchezza di una giornata lunga ma piacevole, mi sono ritirato nella stanzetta virtuale dove bastoniamo in diretta gli spettacoli musicali e affini.
A detta di tutti i partecipanti il divertimento è stato rovinato dalla scarsissima qualità di questo Sanremo 2012: dalle canzoni, dai tempi, dalle battute e dal comizio di Celentano. Arrivare alla sigla finale è stata una vera fatica fisica. Eravamo abbattuti e arrabbiati di aver buttato via una serata.
Mi chiedevo per quale ragione affidare oltre 50 minuti di scaletta mal scritta, mal recitata e mal cantata (le stecche e la voce stanca si sprecavano) ad una vecchia gloria che non stupisce più con trovate surreali, con silenzi imbarazzanti e nemmeno con lo swing.
Ho dato un’occhiata su Twitter dove imperversava lo stesso dibattito a base di imbarazzo e stupore. Non certo per i temi trattati ma per la sciattezza dello spettacolo offerto, stramato, sconclusionato, brutto da fare rimpiangere l’edizione 1989 dei quattro presentatori figli d’arte.
E infine la solita, prevedibile, metrica degli ascolti:
la botta di ascolti serve oggi per i listini Sipra del prossimo anno