Ho trovato oggi diverse reazioni alla puntata di Presadiretta di cui parlavo nel post precedente.
In effetti anche a me la visione della Spagna vista da Barcellona era sembrata anche troppo paradisiaca. Il senso della mia riflessione era tuttavia su ciò che andrebbe fatto in Italia, indipendentemente da quello che è stato fatto in realtà in Spagna.
Ciò detto giornalisticamente parlando ci sono diversi interrogativi che andrebbero approfonditi (grazie a Daria per le riflessioni serali in casa):
– come funziona la libertà di licenziare in Spagna? Quali sono le chances che ha un lavoratore licenziato da un contratto a tempo indeterminato?
– per i 7-8 casi mostrati nelle puntata che ce l’hanno fatta, quanti stanno ancora aspettando in coda?
– qual è il rapporto tra la domanda e l’offerta di lavoro per personale qualificato in Italia? Quanti ingegneri, economisti e avvocati vengono sfornati ogni anno e quanti ne vengono richiesti?
– Quanti posti da infermiere o da imbianchino vengono invece coperti da non italiani per mancanza di offerta?
Dalla piramide all’uovo
Nel libro di Piero Angela Viaggi Nella Scienza che raccoglieva i primi servizi di Quark degli anni ’80, veniva posta la questione della ridistribuzione della piramide sociale, con la maggior parte della popolazione che cercava di spostarsi dalla base al vertice trasformando la piramide in un uovo.
Se un imprenditore o un architetto ha la fila di aspiranti stagisti che vogliono sobbarcarsi un soggiorno in un’altra città per poche centinaia di euro di rimborso spese, quale avviamento e orientamento degli studi ha permesso l’accalcarsi di così tanti concorrenti?
Esiste il problema di un’eccesso di offerta di professioni qualificate che ha generato il problema di concorrenza al ribasso o è solo un cinico argomento di difesa dei datori di lavoro?
Dice L’Umarell Danilo Masotti:
Andresti a raccogliere pomodori a 2 euro l’ora? NO Andresti a fare assistente regista gratis? SI La disoccupazione giovanile è anche questo
E’ una provocazione o è vero? Perché i servizi giornalistici non cominciano rigorosamente con statistiche, numeri e relative fonti?
Ecco il sunto delle reazioni e lettere aperte a Riccardo Iacona:
– Le persone intervistate “che hanno trovato lavoro in 4 giorni” non trovano riscontro con la situazione presente. Secondo i dati del Ministerio del Trabajo pubblicati il 4 ottobre 2011, la Catalogna è la seconda comunità autonoma con il più alto incremento di disoccupazione nel settembre 2011 (16.282 ossia il 2,78% in più rispetto ad agosto) con un numero di disoccupati che supera le 600.000 persone (20%).
(Via Presa Diretta e gli italiani a Barcellona.)
Purtroppo conosco tanti giovani italiani emigrati a Barcellona e tanti, tantissimi catalani che fanno fatica ad avere un lavoro stabile, ad arrivare alla fine del mese e a pagare l’affitto. Per non parlare di comprare una casa e avere dei figli. Esattamente come succede in Italia. Credo che sia doveroso e intellettualmente più onesto nei loro confronti raccontare tutta la verità, se necessario con dati alla mano, e non limitarsi a dipingere ‘l’altrove’ come la soluzione a tutti i mali.
(Via Lettera aperta a Riccardo Iacona riguardo la puntata di Presa Diretta ‘Generazione sfruttata’. « It’s not just the economy, stupid..)
La cosa peggiore è stato, a mio giudizio, il messaggio salvifico: in Spagna si fanno contratti lavorativi a tempo indeterminato, in Italia la gente viene sfruttata e tenuta in nero. Ecco, purtroppo le cose non stanno proprio così (leggi il secondo intervento di Armando sui contratti a tempo parziale)
e SOPRATTUTTO occorre specificare che:
– il contratto a tempo indeterminato in Spagna NON ha lo stesso valore che in Italia. In Italia con un contratto così, se hai la fortuna di lavorare in un’impresa con più di 15 dipendenti, sei in una botte di ferro, ti sposi con l’azienda. In Spagna, invece, ti possono licenziare quando e come vogliono, pagandoti solo un’indennità ed hai diritto a percepire un sussidio di disoccupazione per un periodo non superiore ai 2 anni, in funzione del tempo lavorato. NON esiste la cassa integrazione.
Iacona avrebbe dovuto anche spiegare questo. Il vero motivo per cui in Spagna si assume di più che in Italia è che qui è facile licenziare. Punto e basta. Il miraggio del posto per tutta la vita è un’altra cosa. Se non si dice questo si sta dando un’idea distorta della verità, dipingendo la Spagna come il paese delle grandi opportunità e della legalità.
Legalità sì, ma perché le variabili sono MOLTO differenti.
(Commento dell’Autrice al suo lungo post Lettera da… Barcellona | Il corpo delle donneIl corpo delle donne.)
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