– Spiegami perché vuoi morire, nonno.
– Perché è l’unica cosa che si può fare con l’uomo bianco, figlio mio. SI può disprezzarlo come una creatura inferiore ma bisogna ammettere che non puoi liberarti di lui.
– no, temo che non sia possibile, nonno.
– il numero dei bianchi cresce sempre senza fine; il popolo degli uomini invece è stato sempre piccolo e scarso. Oggi abbiamo vinto. Ma non vinceremo domani.
Oggi si è spento Arthur Penn, regista di Piccolo Grande Uomo, uno di quei film del cuore che visti da bambino ti segnano per sempre.
Una cinematografia dolce e ruvida al tempo stesso, il ritmo e le le inquadrature dei primi anni ’70, due ore e venti di racconto di un Dustin Hoffman ultracentenario con l’inconfondibile voce di Ferruccio Amendola (che dovette superare un provino in incognito per doppiare la parte di Hoffman vecchio), i silenzi, la commedia, le battaglie, il capo indiano Cotenna di Bisonte che aspetta “un buon giorno per morire”, un film che ti entra nel cuore e lo fa volare alto come un falco.
Qui al Post pensiamo che Arthur Penn sia stato soprattutto il regista di uno dei più grandi film sulla storia degli indiani di tutti i tempi, forse il più grande.
(via il Post)
Anche qui lo pensiamo, ragazzi. Addio, Arthur Penn.