Progettare Disneyland: Re-Imagineering

Blog appena scoperto per appassionati di parchi a tema Disney e Pixar:

Re-Imagineering: ”
BlogThis!
Re-Imagineering
A forum for Pixar and Disney professionals passionate about the Disney Theme Parks to catalog past Imagineering missteps and offer up tenable practical solutions in hopes that a new wave of creative management at Imagineering can once again bring back some of the wonder and magic that's been missing from the parks for decades.

Secondo me Roberto ne andrà pazzo…

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Repubblica.it » cronaca » Il padre di Tommaso: "Curatelo così" Il legale: "Sequestro su commissione"

Su Repubblica.it di oggi le novità sul sequestro del piccolo Tommaso. Si parla di un blog per raccogliere informazioni o contatti con i rapitori, di un indirizzo email (come se web e posta fossero su due mondi diversi) ed un numero di cellulare:

Repubblica.it » cronaca » Il padre di Tommaso: “Curatelo così” Il legale: “Sequestro su commissione”: A fondare il ‘Comitato per liberare Tommaso’ è stato un amico di famiglia degli Onofri, Claudio Borghi. A disposizione di chi può dare informazioni sul caso sono il numero telefonico 347-8236258 e l’indirizzo di posta elettronica tommasolibero “Tommaso, il 2 aprile dello scorso anno, ricevette il battesimo ed è stato affidato alla nostra comunità. Ora tutti abbiamo il dovere della preghiera per lui e la sua famiglia”. E proprio durante la preghiera comunitaria, un bambino si è alzato e ha letto poche ma intense parole: “Pentitevi e non indurite i vostri cuori. Che queste parole arrivino ai rapitori perché restituiscano presto il piccolo Tommaso”.

Come spesso accade in questi casi il numero di cellulare viene riportato il resto no. Al TG1 ho visto velocemente l’indirizzo email ma qui niente di niente.

Che senso ha pubblicare sul sito internet di un quotidiano l’esistenza di informazioni reperibili su Internet stessa senza darne l’indirizzo.?

E’ l’ennesima conferma che il giornalista raccoglie la parolina magica che va di moda o che fa notizia e la riporta senza approfondire. Il blog è ancora il particolare curioso da citare (anche in queste circostanze drammatiche) senza trasformarlo in aiuto fattivo.

Reperire l’informazione giusta mi ha preso non più di 20 secondi:

  1. Cercare su Google Blogsearch le parole “Tommaso libero”
  2. Trovare la segnalazione di Aaron
  3. Giungere al blog Liberate Tommaso!

In bocca al lupo, Tommaso. Tatino è con te.

P.S.: Tommaso è epilettico e ha bisogno di Tegretol, un farmaco piuttosto potente da usare con cautela. Negli ultimi due giorni ho sentito ai telegiornali almeno tre varianti dell’appello del papà di Tommaso, in cui il dosaggio del Tegretol veniva riportato in tre unità di misura diverse: dai ml (millilitri) ai mm (millimetri).

I giornalisti sono professionisti pagati (da noi, nel caso della RAI) per riportare notizie esatte. Posso capire riportare in maniera interpretata pettegolezzi di palazzo o gli umori di qualche personaggio pubblico. Non capisco né giustifico sbagliare il dosaggio di un farmaco, specialmente nell’intenzione di fare un appello a rapitori che possono non sapere nulla di medicina.

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Microsoft iPod – nuovo indirizzo

Grazie a Brent, ho ritrovato il video del possibile packaging di un iPod targato Microsoft.

iPackaging, Redmond-style: “SeattlePI.com Buzzworthy: ‘Someone has assembled a hilarious, dead-on parody video showing what one of Apple’s sleek, minimalist iPod boxes might look like if it were redesigned by Microsoft.’

Update noon-ish Thursday: here’s a new URL for the video. (The old one was apparently taken down.) (Thanks, Ronnie! Thanks, Jack!)”

(Via Ranchero.)

Divertentissimo e dannatamente verosimile

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Non c’è più religione!

Anche il Papa ha il suo iPod.

Da TUAW ne conosciamo il contenuto:

The Pope gets an iPod: “

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First it was
the Queen, now The Pope has received an
iPod. The Catholic News Service is reporting
that Pope Benedict XVI recently visited the Vatican Radio headquarters to celebrate the station’s 75th anniversary,
where the employees presented him with a white iPod nano with ‘To His Holiness, Benedict XVI’ engraved on the
back.

So, what’s on the Pope’s iPod? Beethoven, Mozart, Chopin, Tchaikovsky and Stravinsky, plus Vatican
Radio programming in English, Italian and German.

When asked what the thought of the little device, The Holy
Father replied, ‘I’m just waiting for podcasts from Howard Stern.’ That last part was a joke.

[Via
MacDailyNews]

(Via The Unofficial Apple Weblog (TUAW).)

E da Engadget il manifesto pubblicitario:

Pope Benedict XVI scores 2GB iPod nano, wanted 4GB: “

Filed under:

The Pope just got his very
own iPod nano, engraved with: ‘To His Holiness, Benedict XVI’. They got his title right, but the playlist?
Besides the Vatican Radio podcast, they’ve got Beethoven, Mozart, Chopin, Tchaikovsky and Stravinsky. Puhleese. We know
JPII went for a little bit of break dancing in his day, lets see BXVI take it up a notch in the Vatican.

[Via
TUAW]

(Via Engadget.)

(Simpatico il rimpallo dei Via …)

Steve, per favore, torna a fare qualcosa di nicchia, anche i Podcast sono stati conquistati dal mainstream.

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Blog, commenti e linguaggio

Blog, commenti e linguaggio: “Segnalo l’iniziativa di tre blogger che lanciano un manifesto per la ‘difesa del linguaggio dei commenti dei blog dall’invasione degli sms’. In buona sostanza, si tratta di un grido di dolore per il proliferare dei commenti scritti ‘in stile SMS’ (Chiara diventa Kiara, Massimo, maXimo, perché Xké). ‘Nessuno vi fà pagare se in un […]”

(Via Effetto Albemuth.)

I dettagli per partecipare su questo blog.

Capito, Maricia? 🙂

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Arriva puntualissimo Firefox 1.5

product-firefox.png

Come annunciato nei giorni scorsi e confermato dall'accendersi di quasi 20 news nella mia smart list Mozilla Family.

La segnalazione più esauriente quella di InfoWorld, la più appassionata quella di Zbigniew Braniecki su Aggregate, il blog comunitario degli sviluppatori di Flock.

Firefox è una garanzia, il browser di riferimento con cui sviluppo e controllo pagine web (imperdibile la web developer extension). Per il browsing di tutti i giorni Safari e NetNewsWire non hanno eguali per integrazione con il Mac OS X.

Technorati: Firefox

Da dove viene il termine "Skype" ?

In questo post del sito ufficiale di Skype:

Origin of the name/word “Skype”: “One of the names they came up with was ‘Sky peer-to-peer’, which got soon shortened to ‘Skyper’. But as happens in the Internet world, some of the domain names associated with ‘skyper’ were already taken, so they thought what the heck, let’s just drop the ‘r’ and make it ‘Skype’. It sounded good and the domains were available.”

(Via Skype Community News.)

Ovvero il CieloP2P… pericolosamente adattabile in cielopuro e rime affini. 🙂

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La BBC sperimenta le tag per l'audio

BBC Radio's experimental audio-tagging project: “Cory Doctorow:
BBC Radio is experimenting with a project to let radio listeners mark up its downloadable audio in order to produce useful, user-centric guides to the gigantic corpus of audio that the Beeb produces every day. Online Journalism News has a great explanatory article on it, off the back of Tom Coates's blog entry on the project (Tom worked on the project before leaving to work for Yahoo).

Si tratta di un progetto non ancora pubblico e in fase di sviluppo interno alla BBC. Se ho capito bene l'intenzione è di rivoluzionare l'audio nel senso del social software a colpi di tag e metadata impostati dagli utenti, seguendo la filosofia di Wikipedia, Flickr e del.icio.us.

L'idea di reperire brani di audio a partire dai contenuti è geniale. Sarebbe come rendere aggregabili gli attuali podcast cercando nel campo informazioni di iTunes.

Molto interessante la lettura integrale del post citato.

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Gates, Jobs, Paolo e i bullet point

In questi giorni è rimbalzata la segnalazione di questo post che confronta lo stile di presentazioni di Jobs e Gates:

Gates, Jobs, & the Zen aesthetic: “As a follow up to yesterday's post on Bill Gates' presentation style, I thought it would be useful to examine briefly the two contrasting visual approaches employed by Gates and Jobs in their presentations while keeping key aesthetic concepts found in Zen in mind.”

(Via Presentation Zen.)

A me è arrivata via iChat ma ne hanno parlato Paolo e Melablog.

L'analisi è completamente condivisibile e rappresenta l'essenza del dualismo fra il modo di realizzare software (e di pensare) di MS e di Apple: sovrabbondanza di feature e di informazioni da un lato, semplicità ed eleganza dall'altro (anche a discapito delle feature stesse).

Il punto su cui volevo aggiungere qualcosa è la condanna netta dei bullet point:

Gates, Jobs, & the Zen aesthetic: “Mr. Gates needs to read Cliff Atkinson's Beyond Bullet Points, ironically published by Microsoft Press. Atkinson says that '…bullet points create obstacles between presenters and audiences.' He correctly claims that bullets tend to make our presentations formal and stiff, serve to 'dumb down' our points, and lead to audiences being confused…and bored. Rather than running through points on a slide, Atkinson recommends presenters embrace the art of storytelling, and that visuals (slides) be used smoothly and simply to enhance the speaker's points as he tells his story. This can be done even in technical presentations, and it can certainly be done in high-tech business presentations.”

È vero che l'eccesso di bullet point (le liste a paragrafi rientrati con pallino davanti) è un morbo da cui nessun utente di programmi di presentazioni è esente, così come è altrettanto diffusa l'abitudine di scambiare la slide per una relazione scritta, ovvero la trascrizione completa di ciò che lo speaker sta dicendo (cito Paolo, ma viene detto anche nel post Zen)

Presentatevi bene: “Credo che fare le slides in PowerPoint sia uno dei pochi momenti in cui un manager può esprimere la sua creatività. Il fatto che non abbia alcun talento grafico e che nessuno gli ha mai detto che non è indispensabile scrivere proprio TUTTO quello che hai intenzione di dire in una silde, non serve certo a fermarlo.”

Tuttavia dobbiamo considerare che il significato primo dei bullet point è quello di tenere in piedi la struttura del pensiero che vogliamo esporre: la vocazione di quei pallini è di essere nient'altro che un'outline.

Il materiale di questa struttura sono le cose che dobbiamo esporre a voce. Se abbiamo paura di dimenticarcele esiste lo spazio apposito nelle note dove inserire, volendo, anche la sceneggiatura completa della nostra presentazione (ma per me è più divertente andare a braccio): invisibile per il pubblico. Rete di sicurezza per lo speaker.

Solo occasionalmente un pensiero per esteso può comparire in una slide. Rigorosamente limitato a poche righe, quelle che restano in mente. Ho visto slide piene di articoli integrali di normative illeggibili. Il pubblico sbadiglia sul posto e (forse) si leggerà il contenuto con calma in privato, scaricandosi il PDF.

Tornando alla struttura, poiché la quantità di informazione che riempe una singola slide dovrebbe essere ragionevolmente bassa, anche la sua struttura dovrebbe essere leggera: 3-4 bullet, massimo 5, con il primo in alto e uno in mezzo che fanno da argomenti principali e gli altri da diramazione secondaria.

In questa situazione l'uso dei bullet point sulla slide definitiva ha senso, secondo me: se devo esporre un tema prevalentemente tecnico oppure consequenziale o razionale, posso permettermi di farlo mediante una sequenza di righe… a patto che il mio eloquio sia sufficientemente non soporifero.

PowerPoint è pieno di strutture pronte per le slide fatte con i bullet ed è dotato della pericolosa proprietà di ridurre automaticamente la grandezza dei caratteri man mano che si aggiungono paragrafi: non mette limite al dilagare dei bullet e dei testi integrali.

Keynote (il programma di presentazioni usato da Jobs e ora incorporato nella mini suite iWork) insegue il suo rivale per ovvi motivi (favorire lo switch di utenti da PP) offrendo le stesse strutture a bullet. La differenza sta, oltre all'eleganza e alla cura grafica dei template (vedere per credere), nel mancato ridimensionamento dei font e nel gentile invito, mediante l'ampia interlinea dei template, a tenere basso il numero dei paragrafi con bullet.

Con Keynote, se vogliamo aggiungere testo dobbiamo forzare font e interlinea a stringersi, rovinando sensibilmente la grafica dei template incorporati ma anche quella di un template PPT importato.

Il concetto di modica dose per i bullet point, insomma. Qualcosa di simile a quanto si trova nello strumento S5 di Eric Meyer.

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MacIntel: diventare adulti

Questo era un commento che doveva comparire su Applicando poi potato per motivi di spazio, lo riciclo qui, se mi passate il tono un po' enfatico.

L’annuncio dell’adozione di processori Intel da parte di Apple può davvero chiamarsi una svolta storica. Il merito della questione, la marca del processore, c’entra poco però. È la fine di un’era, l’era del think different realizzato tramite il being different: avere un processore diverso non serve più a differenziarsi dai concorrenti. Quello che conta è l’ecosistema hardware-software, il connubio inscindibile Macintosh – Mac OS X che nessun altro costruttore di PC potrà mai realizzare. E se anche questo connubio viene realizzato con componenti “comuni” poco importa. Siamo in Guerra, Anakin, ma non è più una guerra di religione, è una guerra di soldi, è il capitalismo. Dal ritorno di Jobs in avanti, nel dicembre 1997, Apple si è trasformata, da chi cerca di realizzare l’impossibile, quello che gli altri non fanno, al grande cuoco che cucina piatti incredibili con gli ingredienti di tutti, permettendosi di invadere il campo del nemico, saccheggiandogli materie prime anno dopo anno, dall’adozione dell’interfaccia USB, ai dischi IDE, fino al capolavora del Mac Mini, venduto sull’Apple Store come periferica da mettere sopra il case del PC, come un commando infiltrato oltre le linee nemiche.

Ma ci sono delle vittime in questo tipo di guerra. La prima di tutte è l’ingenuità del fan, la seconda potrebbe essere la sua passione. Apple ha gettato la maschera, se mai l’ha avuta: è una multinazionale che persegue il profitto, non difende ideali informatici, cerca di fare I migliori prodotti che il mercato permette, non I prodotti impossibili che I fan vogliono.

C’è chi dice che i Mac venderanno meno perché una volta erano più longevi, mentre questa transizione impone di cambiare macchina entro 1-2 anni. Svegliatevi, compagni: i Mac della seconda era jobs sono sempre invecchiati dopo 6 mesi, negli ultimi anni, le evoluzioni dell’OS, le nuove schede video e I nuovi giochi hanno spinto in avanti l’obsolescenza ancora di più. Anche questo vantaggio di diversità rispetto ai PC (che si sanno durare 2 anni) lo abbiamo perso. In compenso i Mac professionali non costano più quanto un’automobile, come succedeva nel 1996 e adottano periferiche standard PC reperibili a basso costo. E’ più facile rivenderli ed aggiornarli.

Quando nel 2000 un altro sogno morì, ovvero la Bungie fu comprata dalla Microsoft, un sito ora scomparso dedicato a Myth chiamato The Mill, chiuse per protesta. Nascosto nel codice HTML dell’home page c’era un’invettiva contro Microsoft che diceva fra l’altro Se Apple negli anni ’80 avesse prevalso ora ci sarebbero colonie umane su Marte.

Questo tipo di atteggiamenti, dopo l’annuncio dei MacIntel non ha più ragione di esistere. Apple non sarà più la fabbrica dei sogni impossibili, del palmare neo-Newton mai nato o dell’iPhone, ma semplicemente la fabbrica dei migliori personal computer di questo mondo possibile. L’annuncio di Jobs lascia molti dettagli nascosti: quale modello di processore adotteranno i Mac e se sarà diverso da quelli usati nei PC, quale facilità di porting ci sarà per I giochi PC (genere di forte influenza sul mercato), le caratteristiche generali della macchine di transizione, etc. Sicuramente una buona campagna di marketing, e il paracadute dei profitti di iPod e ITMS aiuteranno la traversata dei prossimi due anni.

Nel frattempo, ricordiamoci che I computer sono come I treni: un servizio che si prende il giorno e l’ora in cui si desidera spostarsi. Sul lavoro ho bisogno di un G5 per fare produzione video e ho avviato l’ordine. Intanto produco e fra due anni vedremo. Certo, per il computer “da fan” che uso a casa è meno chiaro capire il momento in cui prendere il treno. Ma non c’è più spazio per noi fan.

Think different a tutti.

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