Malato di Internet

Colazione sonnacchiosa al bar interno della Coop alla rotonda dello Stadio.

Posando il Resto del Carlino (unico giornale presente ai tavoli) indico a daria un dettaglio minuscolo in una foto in prima pagina appena sotto la testata.

Hai visto cosa ho notato di questa home page?

Home page?!?…

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Il villaggio di Asterix

Due mail arrivate oggi in azienda alla lista interna CRAL:

From: xxxxxx
Date: 17 gennaio 2007 11:25:58 GMT+01:00
To: xxxxxxx
Subject: Vendo cinghiale pulito e congelato

Salve

a seguito abbondante caccia del nonno, vediamo cinghiale già dissosato e pulito a xx Euro al chilo.

Due ore dopo:

From: xxxxxx
Date: 17 gennaio 2007 15:35:29 GMT+01:00
To: xxxxxxx
Subject: Cinghiale terminato

Salve

ringrazio tutti ma l’ho già venduto tutto.

Chissà dove si trova la magico pozione

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Delurking day 2007

Delurking day 2007: Appaloosati!:

delurking day 2007 - paper napkin

Caro e-lettore,
tu che leggi silenziosamente magari direttamente dai feed e non commenti mai perché non sai cosa dire o lo sai ma hai paura di fare una figuraccia, questo è il tuo giorno. Oggi è il delurking day! E’ il giorno in cui i lurker, quelli che leggono ma non commentano mai, possono tranquillamente lasciare una traccia indelebile. Scrivimi una cosa qualsiasi senza timore ma scrivi. Anche non oggi, va bene domani, domenica, la prossima settimana ma scrivi. Non è nemmeno obbligatorio avere un blog, basta una mail (che comunque non viene pubblicata). Scrivi.
Con affetto

jtheo

BlogBabel:

(Via jtheo 2.0.)

Ho delurkato qua e là. Mi pareva coerentemente bolso citare in blocco un post sul delurking per invitare i due lettori silenziosi che ho a lasciare un salutino qui sotto. 🙂

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Malato di Twitter

Il mio smart feed di NetNewsWire targato Twitter stasera aveva 78 post non letti. Il più antico era di fine agosto, uno di novembre e tutti gli altri da dicembre scorso ad oggi. Un’esplosione, un’epidemia

Cosa sia Twitter nella sua essenza lo ha spiegato Paolo con la consueta limpidezza. Sempre da Paolo avevo preso il contagio qualche tempo fa cogliendo l’occasione di collaudare 10 minutes mail.

Come funzioni è presto detto: ci si registra, si elegge fra gli altri utenti una serie di amici (friends) e si può essere scelti come tali (in questo caso si hanno dei seguaci o followers). Nella propria pagina si ha a disposizione un enorme form in cui raccontare cosa si sta facendo in quel momento in 149 caratteri al massimo, perché è questo lo scopo del gioco: raccontare a colpi di flash cosa si sta facendo. Nel resto della pagina compaiono, a mo’ di blog, le istantanee che abbiamo inviato precedentemente insieme a quelle dei nostri amici. Simmetricamente i nostri seguaci ricevono le nostre notifiche e quelle dei loro amici.

C’è quindi una asimmetria di fondo: dagli amici si riceve e ai seguaci si trasmette. E’ la caratteristica fondante di Twitter: si è liberi di scegliere quanti amici si vuole ma non è dette che tutti costoro scelgano di diventare tuoi seguaci. Rispecchia da un lato l’asimmetria (o, se vogliamo, la libertà di scelta di simmetria) tra blogger: io posso abbonarmi a tutti i feed che voglio ma ciò non implica che il resto del mondo si abboni al mio. Questo illude in parte di essere in contatto con le blog star, ma può accadere di essere tranquillamente ignorati. Del resto la regola fondamentale dell’essere blogger è: scrivi qualcosa di interessante e prima o poi verrai letto.

In Twitter questa asimmetria assume un significato diverso: è difficile catturare l’attenzione del resto del mondo in 149 caratteri (anche se potrebbe essere una sfida letteraria interessante, degna di Georges Perec). Ci si abbona direttamente a nomi che si conoscono già. Twitter sembra un canale parallelo di una rete sociale preesistente. Ma non è tutto: l’asso nella manica di Twitter è la multicanalità: le notifiche di stato su cosa stiamo facendo arrivano sì sul web (aggregate sulla pagina con tanto di immancabile feed RSS) ma anche via IM (Instant Messaging, ovvero la chat di Yahoo, AIM, Jabber, GTalk, etc.) e via SMS.

Con IM e SMS si passa il punto di non ritorno, grazie ad alcuni ingredienti fondamentali:

  • velocità: twitter diventa un sistema immediato, privo dell’ancorché minima lentezza di caricamento del browser
  • Quantizzazione: breve come un SMS, una pillola che entra subito in circolo, non devo stare a spiegare
  • Pervasività: con l’SMS ricevo e mando notifiche ovunque mi trovi e senza un computer collegato in rete
  • Onnipotenza: via IM twitter ha un suo linguaggio (lingo) che solletica il buon vecchio senso di comando di ogni informatico. Twitter appare come un comune contatto via IM ma in realtà è un automa (un bot) che obbedisce ai nostri comandi (pochi, semplici ma funzionali).
  • Conversazione: Twitter solletica il riflesso condizionato noto come e allora anch’io. Non è un vero botta e risposta ma è come se lo fosse: spinta compulsiva ad aggiornare il proprio stato appena si legge una notifica di altri.

La combinazione di questi ingredienti porta ad una nuova web-dipendenza che si può capire solo se sperimentata personalmente. E’ divertentissimo ma dopo un po’ appaiono i primi interrogativi:

Il senso di conversazione è fuorviante: si perde di vista l’asimmetria di cui sopra e si crede di star parlando ad una platea ma si sta ascoltando un platea e parlando a pochi intimi. Twitter non è una chat room, è un servizio di notifica, la cui immediatezza lo colloca in una terra di nessuno a metà fra blog stringato, un IM e un fitto thread di mail. Del resto una qualche forma di autorizzazione a ricevere traffico la si deve dare: negli IM avviene in maniera simmetrica di comune accordo (richiesta di aggiunta reciproca nella lista di contatti e solo dopo si viene letti dalle due parti), su Twitter c’è’ libertà di rintracciarsi ma anche nessun obbligo di ricevere il traffico altrui. Questo risulta chiaro solo dopo un po’ di pratica.

La velocità in questa terra di nessuno produce una tendenza alla proliferazione dei messaggi: il post di un blog scaturisce in genere da una riflessione, una scrematura interna di cose da dire da cui estrarre un contenuto valido. Twitter porta fuori la voglia di dire qualsiasi cosa, mescolando presenzialismo, esibizionismo, e divertimento puro.

Da un punto di vista tecnico è sufficiente fare pratica con i comandi via IM che escludono le notifiche di tutti o alcuni fra gli amici (molto utile l’inibizione delle notifiche per fasce orarie, così da non dover silenziare gli SMS sul telefono quando si va a dormire). Via IM il problema è facilmente risolvibile: basta impostare una action, ad esempio su iChat, specifica per quel contatto: io ho detto a Mac OS X di pronunciare il nome Twitter ad ogni notifica, così guardando la TV non confondo i messaggi di Twitter con quelli di utenti umani “veri”. Sempre sugli SMS ci sono dei dubbi sui reali costi. Resta solo da controllare il dettaglio chiamate del proprio operatore mobile almeno fintantoché non saremo dotati di telefoni wifi in grado di colegarsi a reti wireless onnipresenti.

Da un punto di vista strutturale ci si chiede da più parti come il sistema possa scalare: è di fatto un broadcasting che moltiplica messaggi con legge di potenza. Come regge il server? Ieri sera è rallentato molto, forse in concomitanza con lo svegliarsi degli americani. Se il sistema risponde lentamente il divertimento passa (ieri Sandrino voleva mollare appena cominciato). Secondo me, il virus è innescato, il servizio sta decollando ed è ovvio che verrà irrobustito sia come struttura che come features e comandi.

Da un punto di vista sociale non condivido gli allarmi sul Tamagotchi o sull’eccesso di pervasività:

Verosimilmente, gli adepti del Pervasive Sharing sono una fascia ristrettissima di utenti web caratterizzati da un’estrema (ed inquietante) libertà di azione rispetto ad alcuni normali vincoli della vita reale.

Penso a Twitter come ad una serie di fotografia di una rete di amici (per questo avevo usato il termine istantanea), come il palazzo senza facciata de La Vita, Istruzioni Per l’Uso (il Romanzo di Perec, non il blog).

E’ un’istantanea ha sviluppato già una sua netiquette e ricorda evidentemente IRC e i suoi

/me si rotola dalle risate

E’ anche un’altra rete sociale che si sovrappone a quelle già esistenti senza interoperabilità.

L’aspetto sociale che mi ha colpito maggiormente è la tangenzialità della comunicazione che già si riscontra nei blog. Io racconto cosa sto facendo ora, ma nel farlo posso lasciar cadere tutta una serie di agganci o esche per chi mi legge. Posso sottointendere o accennare aspetti del mio lavoro, della mia struttura, dei miei contatti che servono come spunti (in senso positivo) o messaggi subliminali (leggi pubblicitari, in senso negativo) per far nascere altre conversazioni (via mail o IM), essere notati o citati.

Sto ovviamente scoprendo l’acqua calda: nella blogosfera questo è un fenomeno arcinoto. Nella Twitter-sfera la tangenzialità è più ammiccante, fulminante, ripetuta. Solletica la curiosità, ti porta sull’home page linkata nella pagina del profilo, tira fuori la tua voglia di lasciar cadere indizi che nemmeno sapevi di avere.

In questo senso l’interpretazione positivista di Paolo di Twitter all’interno di un gruppo di lavoro mi sembra destinata a scontrarsi con una realtà permeata di maggior rumore di fondo. Verissimo e utile l’uso dei meta-dato sulla disponibilità (lo status del proprio IM: pallino rosso quando non si vuole essere scocciati) ma troppo alto il rischio che la gente non conosca l’auto censura e cominci a esagerare con i “twitt” catturando la tua attenzione quando non deve. In aspetti molto meno all’avanguardia di Internet, come l’email, c’è ancora moltissima gente che ne abusa o che ignora le banali norme di netiquette; faccio fatica a pensare ad una razionalità diffusa che permette un uso produttivo al 100% di uno strumento come Twitter. Per non parlare delle gelosie all’interno del proprio posto di lavoro o delle timidezze che a tutt’oggi portano a sottoutilizzare la piattaforma di blogging.

Ma sto andando fuori tema. Vado a scrivere su twitter che ho finito il post (anche se tardi per Luca). Lo scrivo in inglese come da netiquette. E scrivo anche che devo ricordarmi di metterci meno tempo a scrivere un post. Due ore sono veramente troppe. 🙂

Buona notte!

P.S.: Dimenticavo, seguitemi su Twitter

P.P.S.: Update: un altro post analitico molto interessante.

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Bill Gates parla del DRM in mezzo ai Mac user

Bill Gates incontra un gruppo di blogger in vista della Mix Conference di Las Vegas. Ne escono alcune considerazioni sul DRM che Mike riporta insieme ad un’osservazione divertente:

Seeing the look on Gates’ face when he walked into the room and every single one of us had a Mac open on the desk in front of us – Niall Kennedy has also set up a makeshift wifi network using an Airport

(Via TechCrunch.)

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Minacce di suicidio e offese al TG2

Poco fa stavo ascoltando distrattamente la tv, rimasta sintonizzata su Rai 2 mentre cercavo un DVD per il relax serale.

Il TG2 era appena finito e gli era seguito lo spazio di approfondimento TG2 10 minuti. L’argomento era interessante: figli affidati ad un genitore straniero cui viene impedito il contatto con il genitore italiano. La storia è tutta e lieto fine: Nicola De Martino, ha riabbracciato il figlio Luca vissuto in Australia fino ai 18 anni. Storia interessante ma seguita con distrazione causa stanchezza serale.

Ad un tratto ecco che TG2 10 minuti entra nel vivo, fedele alla sua presentazione:

10 Minuti Un’agile finestra informativa sui fatti, personaggi e questioni più calde della realtà nazionale ed internazionale.

Appena viene chiesto a De Martino di ricostruire l’inizio della vicenda, prima si emoziona e poi mette una mano dentro la giacca. L’ospite estrae quindi dalla tasca una boccetta, si cosparge di liquido e dice:

Questa è benzina. Ora mi do fuoco se non mi fate leggere questo foglio!

Il conduttore, Maurizio Martinelli, reagisce dominando un evidente panico, calmando l’ospite (che nel frattempo viene immobilizzato e rimesso a sedere dagli aiutanti di studio) e lo invita a illustrare i punti salienti del comunicato che altrimenti sarebbe troppo lungo da leggere. Inizialmente l’uomo non vuole cedere, vuole la lettura integrale ma alla fine ha l’opportunità di spiegare tutte le sue proposte, peraltro sensate, inerenti il coordinamento fra enti e ministeri finalizzati ad evitare il ripetersi di fatti di allontamamento filiale.

Martinelli riprende il controllo della situazione, dice di non voler sottostare al ricatto dell’ospite e lo riporta sulla scaletta: raccontare la sua esperienza per filo e per segno. Il tono è duro, da rabbia trattenuta ma corretto e rispettoso. De Martino risponde, il figlio viene fatto intervenire.

Martinelli alla fine impone all’ospite di chiedere scusa al pubblico, l’ospite si scusa dicendo che lo ha fatto per altri casi come il suo, ormai risolto.

Martinelli guarda in camera, terreo, chiede scusa dell’accaduto al pubblico e si congeda in maniera molto secca. Sigla.

Fine?

No, parte la musica del TG2, scorrono i primi titoli e si sente l’audio di Martinelli, stentoreo:

Lei è un pezzo di merda!…

Fine.

Sorvoliamo sulla banalità del fuori onda. Sorvoliamo sulle repliche che forse vedremo su Stricia e Blob (ma non ne sarei tanto sicuro). L’episodio lascia ben altra amarezza: l’amarezza della doppiezza televisiva, del salvare le apparenze salvo poi rifarsi a telecamere spente. L’autocontrollo di Martinelli che serve solo a salvare la tranquillità delle sale da pranzo italiane alle nove di sera. L’autocontrollo che avevo sinceramente ammirato due minuti prima, la bravura di riportare un ospite sul suo binario che si infrange contro la telecamera spenta con la cafoneria di un automobilista nel traffico che ti aggredisce se al semaforo non schizzi via allo scattare del verde.

L’ospite aveva evidentemente preparato il suo gesto che è stato offensivo nei confronti della televisione e di noi telespettatori oltre che pericoloso (sempre che non si trattasse di simulazione, nel qual caso abbiamo subito anche la beffa). Nessuna giustificazione per lui quindi.

A telecamere spente mi sarei aspettato ovviamente una qualche reazione nervosa, uno sfogo tipo “ma cosa le è preso?”, “E’ impazzito?”, “Poteva dare fuoco a tutto lo studio, si rende conto?”. Qualsiasi cosa ma non un’aggressione. Una rabbia che fa a pugni con il tentativo di tranquillizzare gli italiani fatto – con bravura – due minuti prima.

E allora? Allora si tenga fede al motto di TG2 10 minuti:

10 Minuti Un’agile finestra informativa sui fatti, personaggi e questioni più calde della realtà nazionale ed internazionale.

Ci fornisca un’agile finestra informativa su una calda questione nazionale: cosa è successo dopo la sigla di chiusura? Cosa ha detto a De Martino? Come ha risposto quest’ultimo? Il fatto ha avuto conseguenze legali? Quell’offesa in diretta ha suonato come il “continua” di una storia a puntate. Bene, sono qui a chiedere quel seguito: voglio capire se da offeso lei è diventato offendente o se quell’epiteto si è spento confluendo in una discussione civile.

E il seguito mi piacerebbe vederlo in televisione, con un’altra puntata della rubrica, perché siamo ormai in un’epoca in cui Internet puo’ spostare il finale di una trasmissione oltre la sua sigla di coda: basta cercare il filmato on demand che la stessa RAI mette a disposizione istantaneamente su RaiClick tramite lo stesso sito del TG2: basta andare alle ultime due puntate. Visto che le date scorrono in questa pagina ecco il link al TG2 del 7 dicembre 2006 delle 20:30 oppure il link diretto allo streaming Windows Media (unica via di vedere il filmato con il Mac). La rubrica 10 minuti comincia circa al minuto 37. Salvarlo a colpi di QuickTime e flip4Mac è uno scherzo. Il passo verso youtube e il p2p è ancora più breve.

Update: il tempo di scrivere questo post e convertire il video ed ecco che la notizia va in prima pagina sui siti dei maggiori quotidiani. Finora solo uno si è accorto del finale a sorpresa.

Update 2: nella notte lo hanno detto quasi tutti, compreso il TG5 delle 1:30 con tanto di insulto finale.

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10 Minute Mail

10 Minute Mail:

E’ la risposta allo spam generato dalle numerose registrazioni richieste sui siti di web2.0 e non. Tutti quanti richiedono un indirizzo mail valido preesistente, tutti promettono un’uso corretto di questi dati, secondo le norme sulla privacy, alcuni lo svendono agli spammer riempendo le nostre caselle di robaccia.

Molti di noi usano un indirizzo secondario, su hotmail o yahoo come “ruscaio” (bolognesismo per immondezzaio) da usare in questi casi. Io mi sono creato una casella sul mio dominio personale, destinandola unicamente a questi usi e poi pensando di cancellarla.

10minute mail ha pensato di generalizzare questa soluzione: si crea un indirizzo con un click, lo si usa per 10 minuti (scrivendo e rispondendo dallo stesso sito 10 Minute Mail), e dopo 10 minuti… questo mail si autodistruggerà entro 10 minuti. Boom! Sparito per sempre.

La soluzione è di una semplicità disarmante, indubbiamente efficace ma ne vedo subito i limiti:

  • non c’è’ il tempo materiale di valutare se ci siamo registrati ad un sito che fa spam: in 10 minuti è difficile verificarlo
  • il sito potrebbe necessitare di mandarci comunicazioni e aggiornamenti: saremmo costretti a fornire successivamente un indirizzo funzionante che sarebbe di nuovo a rischio spam

Ciò detto mi metto subito a collaudarlo con Twitter, il servizio appena segnalato da Paolo.

(Via Del.icio.us Tag: web2.0.)

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