L’ho letto su Twitter: i post offline

Per chi dice che Twitter è solo un gadget modaiolo: ho letto stamattina, fra gli arretrati di Twitter il suggerimento di Cristian Conti di stamparsi i post interessanti per leggerli offline (di provenienza Lele Dainesi).

Normalmente avrei ignorato il suggerimento: sono sempre online. In questo periodo la mia vita è invece particolarmente offline a causa di mancanza adsl nella casa provvisoria e numero di bimbi raddoppiato.

Non amo stampare le pagine web, amo risparmiare carta (e alberi) e spazio leggendo tutto sul Mac. Per questo motivo il mio NetNewsWire è zeppo di tab aperti che lo rallentano sempre più. Nulla rimane di essi se manca la connessione (niente cache, sembra). La soluzione è quindi presto trovata: farsi una nuova cartella “blog da leggere” sul Desktop e fare un bel PDF dal menu Stampa di NetNewsWire. Ecco qui i miei post da leggere, con tanto di URL conservato nel caso volessi citarli nei miei post (si copiaincolla facilmente da Anteprima o Adobe Reader) e commenti da riempire 35 pagine di carta risparmiata.

Per non parlare dello zoom infinito per alleviare i miei occhi stanchi…

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Lino su famiglia e affini

Piccole osservazioni romane:

Oggi, però, io, che affermo sempre che sono di simpatie per il centrodestra, continuo a ricevere calci in bocca proprio da loro. Nessuno che riconosca: Banfi è un attore che fa semplicemente il suo lavoro di attore.

[…]

Poi si fanno distinzioni tra laici e cattolici sulle quali io non sono affatto d’accordo: un cattolico, non impegnato nel sacerdozio, non è un laico? Quanti cattolici, per fare solo un esempio, divorziano? Eppure mi pare che la Chiesa non accetti il divorzio.

(Via Lino Banfi.)

Lino Banfi sta migliorando di post in post, dimostrando di aver capito il mezzo e di avere una testa propria. Bravo Lino!

P.S.:… colgo l’occasione per far notare che Nonno Libero era sempre stato poco convincente come comunista ex sindacalista 🙂

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Quante reti sociali puoi seguire?

Critical mass and social network fatigue « Jon Udell:

How many networks can one person join? How many different identities can one person sanely manage? How many different tagging or photo-uploading or friending protocols can one person deal with?

Recently Gary McGraw echoed Ben Smith’s 1991 observation. “People keep asking me to join the LinkedIn network,” he said, “but I’m already part of a network, it’s called the Internet.”

(Via Jon Udell.)

Un altro bel post sulla proliferazione delle identità in rete e relativi nodi a stella.

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Schindler’s List senza

Pensavo di essere l’unico ad aver notato che Schindler’s List trasmesso lunedi 29 gennaio 2007 da Rete 4 era privo di interruzioni pubblicitarie e invece mi sbagliavo.

La sera, messi a letto i due pargoli, cerchiamo pigramente qualcosa da vedere sui canali generalisti (nella casa provvisoria siamo senza satellite), a volte così pigramente che quando ci imbattiamo in un film di cui abbiamo il DVD sullo scaffale qui accanto, decidiamo di vederlo direttamente in TV per non alzarci a infilare il disco nel lettore.

Nel caso del film di Spielberg la reazione istintiva è stata inversa: è troppo coinvolgente per vederlo con lo spezzatino che ne farà Rete 4. Un pianto di troppo del neonato Ulisse ci ha trattenuto su quel canale abbastanza tempo da notare che non c’erano interruzioni. Ovviamente abbiamo finito per vederlo tutto.

Confermo che non c’è stata la minima interruzione e che per la gioia di noi cinefili, tutti i titoli di coda sono stati trasmessi integralmente. Resta tuttavia l’impressione che l’operazione sia solo una foglia di fico a copertura della politica editoriale di Rete 4 che tratta i suoi contenuti peggio di Chi o Novella 2000 farcendoli di inserzioni fino alla saturazione (chi scrive è un Colombo-Zombie capace di sorbirsi Emilio Fido tra l’omicidio e le indagini del tenente più stazzonato della storia).

Giunti all’ultimo fotogramma, stemperata la commozione, sembrava che mancasse qualcosa. Infatti mancava qualcosa: i sottotitoli che in Schindler’s List spiegano luoghi e situazioni, per non parlare della dedica finale ai sei milioni di ebrei uccisi a chiusura della scena-documentario in cui i veri ebrei di Schindler accompagnano gli attori a mettere pietre sulla tomba del loro salvatore.

Bel modo di onorare la giornata della memoria.

E già che ci siamo cominciamo a chiamare quel film con l’unico titolo italiano sensato: La Lista di Schindler.

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Tempi del blogger bolso

Leggevo il post di LucaS sulla genetica, interessante e invogliante lunga citazione dall’ultimo romanzo di Michael Crichton. Poi ho provato a fare il conteggio delle battute: 5867 secondo BBEdit.

Ma dove trova il tempo? Immaginando che Luca possegga solo la copia cartecea cui noi umani medi possiamo aspirare, si è dovuto ricopiare tutto a mano. Escludo l’uso di scanner + OCR, almeno per la pigrizia di attaccarlo e aprirci il libro sopra. Una decina di minuti per un singolo post, forse il doppio.

Scrivere su un blog ti dà l’illusione che tutto sia “a click away”, istantaneo. Leggi i feed, clicchi sopra, clicci su “post to weblog” e il lavoro sembra fatto. Non lo è: leggere, scorrersi i titoli dei nuovi post, prende un tempo finito diverso da zero, scrivere ancor di più. Non parlo della velocità di battitura, di cui – per bonus razziale – mi trovo ben dotato, parlo invece della velocità di pensiero, della ricerca di quella alone zone (zona di solitudine) in cui le idee smettono di essere un cumulonembo e si depositano sul terreno.

Trovare una alone zone in questo momento della nostra vita è quasi impossibile: con due tornadi di bimbi in casa e una situazione di trasformazione il massimo che posso permettermi è accendere il portatile mentre sorseggio il caffé: 4-5 post letti e un occhio triste sul totale dei post non letti (oltre 4000) e sul totale dei feed che seguo (oltre 500). Probabilmente è ora di fare una scelta drastica, oppure di avvalersi di falcidie automatiche con i filtri di NetNewsWire.

Partecipare alla blogosfera deve essere un’attività rilassante oltre che stimolante. La tentazione di marcare come letti il maggior numero di post possibile, anche nei ritagli di tempo è un’eredità da frequentatore di newsgroup che va dimenticata.

Meglio leggere un post interessante che fare mark read di 100 per vedere calare il numerino sull’icona di NNW. La sfida è trovare quel post interesante…

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E con questo, ragazzo, fanno due…

E mi arrabbio

Salve, vi presento Ulisse, nato cinque giorni fa, in periodo di astinenza da collegamenti. Vediamo di rimediare con un po’ di racconti e carrettate di fotografie.

Intanto un grazie a RobRota che lo ha segnalato su Tevac e a tutti quelli che ci hanno mandato felicitazioni e messaggi vari via sms ed email. Ci stiamo riprendendo ora ma ci faremo vivi!

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Web 2.0 Company Name Generator

Se intendete fondare una company web 2.0 e diventare ancora più virali di Twitter, vi serve un nome adatto. Provate con il Web 2.0 Company Name Generator. I primi tentativi mi hanno prodotto:

  • Kizio
  • Ilia
  • Youlinks
  • Livelinks
  • Zoomworks
  • Oonti
  • Feednation

Il pulsante di controllo della disponibilità fa sospettare fortemente lo spam verso il sito che controlla l’esistenza dei domini.

(Via Del.icio.us.)

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Saluti al RomeCamp

Il mio twitter sta impazzendo di cronache dal RomeCamp. In questa assenza di rete momentanea e schiavitù di dial-up torna molto utile avere i cinguettii sul cellulare.

Mi piacerebbe partecipare ad un Camp qualsiasi ma, ristrutturazione, bimbo piccolo, bimbo nascituro, lavoro impediscono questo nuovo piacere del web 2.0

E allora vi seguo da remoto, via RSS. E saluto tutti (anche da Twitter)

Ave atque vale!

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Cabina di regia

Erano vari giorni che stavo pensando all’insesatezza di questa metafora, che ha fatto quasi cadere il governo precedente. Poi, al solito, Paolo ha sintetizzato perfettamente le mia sensazione:

Parole a caso:

Vorrei tanto far parte anch’io di una “cabina di regia”. Non so bene di cosa si tratti, ma la nostra intera classe politica sembra amare particolarmente il termine, tanto vago quanto privo di significato. Che ne dite, ci facciamo anche noi la nostra “Cabina di regia”? Potremmo anche aprire un sito web e venderle 😉

E aggiungo: ci vorranno anni per liberarci dai danni prodotti dalla semplificazione del linguaggio politico in termini sportivi e pubblicitari. Da aggiungersi ai tanti fatti dal 1994 in avanti dalla discesa in campo, pardon, dall’ingresso in politica di Silvio Berlusconi.

Senza per questo rimpiangere l’epoca fumosa delle convergenze parallele, non vedo l’ora che scompaiano:

  • Cabine di regia
  • Discese in campo
  • Compagini di governo
  • Tre punte
  • Rimonte

E la lista potrebbe continuare. Anzi, altro meme: continuatela voi, Paolo, Gianluca, jtheo, LucaC, LucaB e chiunque si voglia accodare 🙂

P.S.: sono sportivo come un Panda. Quando arriva TGSport cambio canale e preferisco la pubblicità. Mai stato allo stadio. Fatti i giochi della gioventù e uscito piegato in due e mani sulla milza. Insomma, sono un tantino poco obiettivo sull’argomento ma vorrei lo stesso un linguaggio politico più dignitoso e meno infarcito di slogan.

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