Oracle si compra sun

Leggo da Vittorio Pasteris la notiziona di oggi.

Il comunicato ufficiale la dice già lunga sulla strategia in atto:

“The acquisition of Sun transforms the IT industry, combining best-in-class enterprise software and mission-critical computing systems,” said Oracle CEO Larry Ellison. “Oracle will be the only company that can engineer an integrated system – applications to disk – where all the pieces fit and work together so customers do not have to do it themselves. Our customers benefit as their systems integration costs go down while system performance, reliability and security go up.”

via Oracle to Buy Sun

E la rete sta esplodendo di commenti:

That pitch sort of sounds like Apple’s approach on the consumer side. Apple’s strategy is to integrate hardware and software to make things easy. Oracle with Sun appears to be the Apple of the enterprise. Indeed, Oracle President Charles Phillips noted that the company is looking to offer everything from apps to the disk.

via Oracle buys Sun; Now owns Java; Becomes a hardware player | Between the Lines | ZDNet.com

To get the bigger picture here you have to view it in the context of what’s going on within the system vendor landscape more broadly. At the risk of overstating things, the system vendor landscape is being reconstituted into big, highly integrated companies that can do it all.

This is how essentially all computer companies used to be, but that way of business gave way to the horizontal industry structure epitomized by the likes of Microsoft and Intel.

via Oracle buys Sun: The big picture | The Pervasive Datacenter – CNET News

la vita e la morte ai tempi del web2.0

In origine questo post doveva chiamarsi qualcosa come “social meglio di amazon – ovvero Granieri in una scatola”. Avrei voluto infatti raccontare di come tre libri, segnalati da amici diversi su diversi social network e con significati molto diversi potessero essere ordinati inviando due link all’amica libraia che meno di 10 minuti dopo risponde:

ciao
qui skellig bellissimo arrivata oggi la ristampa
appena arrivato Metitieri da parte pure per te
Granieri a fondo di una scatola già qui

passa quando vuoi

Nico

Le implicazioni erano tante: un amico che ti consiglia un libro perché ha condiviso la tua storia, due libri sulla rete diametralmente opposti affiancati in una foto, la voglia di approfondire anche la voce più polemica, di dargli una chance, l’affidare il reperimento fisico dei libri ad un’amica comune del primo amico e ricevere comunicazione ruspante immantinente alla faccia dell’1-click shopping.

Il tempo di togliere gli occhi da quel mail e aggiornare la pagina di FriendFeed e la storia prende un altro corso: si diffonde la notizia della morte di Fabio Metitieri.

A questo punto il social network si muove, abbandona gradualmente il sarcasmo d’ordinanza, so passa la voce per verificare la notizia, si mettono insieme i pezzi, i messaggi ricevuti su FaceBook e la notizia viene confermata.

E così succede che un intellettuale digitale, esperto di biblioteche nel mondo reale e feroce polemizzatore nel mondo virtuale viene bruscamente e tragicamente ricollocato nella realtà della vita e della morte. La forza delle sue posizioni antitetiche a quelle della blogosfera si spegne nelle reazioni basite di chi lo può ricordare solo come antiblogger che viveva nei commenti dei blog altrui rifiutandosi pervicacemente di aprire un proprio blog.

Da idea astratta fatta di idee scritte a persona reale il cui unico punto di contatto può solo essere il consueto saluto Ciao, Fabio.

Le idee sono sempre interessanti in particolare quando sono antitetiche alle tue: ho ordinato il libro di Metitieri oggi pomeriggio memore del suo ottimo libro Biblioteche in rete di cui apprezzai, 15 anni fa la lucidità e la chiarezza di espressione. Ero curioso di vedere come le sue posizioni che conoscevo nella forma infiammata dei commenti si organizzassero e venissero sostenute nella forma organica di un libro, pronto a rispondere da questo blog.

Quando si spegne una voce ed una fonte di idee la prospettiva purtroppo cambia. Domani ritirerò e leggerò quel libro anche come forma di saluto e rispetto.

Ciao, Fabio.

Update: un bel ricordo di Vittorio Pasteris che l’ha conosciuto da vicino.

Fansubber guest star

Su FriendFeed è comparsa la notizia che un noto blogger abbia partecipato l’altra notte alla traduzione dei sottotitoli dell’ultimo episodio di LOST.

Per l’occasione la produzione ha deciso di cambiare lo speakeraggio introduttivo: ecco il file in due formati: Lost intro voice (m4a), Lost intro voice (mp3).

 

Reality Check – Santoro su Annozero

«Faccio presente – si legge inoltre nella lettera – che alla mia redazione non sono pervenute richieste di rettifica o annunci di iniziative legali da parte di alcuno. Le ricordo come la stessa Rai abbia recentemente riconosciuto che l’autonomia del giornalista non può essere menomata, nemmeno dall’editore»

(Michele Santoro citato in “Riequilibrare Annozero, sospeso Vauro” Santoro replica: “Censura sul vignettista” – Corriere della Sera)

E’ sempre bene distinguere fra annuncio col botto, polemica autoalimentata e provvedimento-civetta.

Sospendere Vauro è innegabilmente una cosa indegna ma tutto sommato è nelle prerogative della Rai (la sua satira può piacere o meno). Attaccare un qualsiasi programma motivandolo come “vergognoso” ha senso non nel subject ma nel from, il presidente della camera ha un peso che una persona qualsiasi non ha.

Spenti questi due abbaglianti, se si va a cercare il motivo di tanta polemica non si trova nulla. Ed è questo a doverci preoccupare. Molto.

Dal vostro inviato in sala sismica

Alla fine ciò che era nato come una notizia flash da un amico che tiene d’occhio i terremoti è diventata un’intervista per Apogeonline.

Olivo ci racconta con maggiori dettagli il dietro le quinte del monitoraggio dei terremoti all’INGV in una chiacchierata via mail ritagliata durante le vacanze di Pasqua.

Grazie a Sergio per l’idea e la pazienza e grazie a Olivo per aver trovato il tempo tra un turno di notte e l’altro.

Terremoto: notizie dall’interno

Un paio di mesi fa abbiamo fatto il ritrovo del ventennale dei fisici del mio anno. Nonostante ci fosse l’aiuto di Facebook per trovare i più dispersi, un manipolo di tardo-goliardi si scrive quotidianamente una mail, tutti quanti uniti da un bel CC: scritto a mano.

Uno di questi lavora all’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia e non passa giorno che almeno una mail beffarda non parta dall’INGV.

Alla cena dei fisici, confrontando le rispettive vite lavorative, Olivo disse che se fosse arrivato un sisma il venerdi sera, ad istituto già vuoto, tutti sarebbero tornati di corsa, incollati alle scrivanie finché fosse stato necessario.

Il terremoto dell’Aquila è arrivato domenica sera. Lunedi mattina nessuna mail e nessuna risposta alle nostre. Oggi arriva questa che pubblico con il permesso dell’interessato:

la prima e’ una buona notizia.

la stazione a 5 km dall’epicentro ha retto. Nessuna interruzione nel flusso dati e nessun danno ai sismometri.

Immaginatevi quanto cazzo e’ stata forte la scossa: sull’accelerometro di Aquila, e’ dentro al castello
per chi e’ pratico, si vede un abbassamento di 15 cm in 3s, con un picco di accelerazione di .3g, circa 3 metri al secondo.

L’altra buona notizia e’ che il sistema a cui lavoro di 2 anni insieme ai colleghi per rimpiazzare il sistema di monitoraggio in sala sismica, ha retto l’urto della sequenza sismica, con circa 700 eventi registrati in circa 15 ore.

La brutta notizia e’ che ancora non ci si capisce un cazzo sui terremoti, e che non e’ il nostro mestiere prevederli. La bruttissima notizia e’ che ancora non si e’ capito che anche fare il buco nel muro per mettere il contatore del gas, indebolisce la stabilita’ di un palazzo.

Domenica sera alle 20:20 c’e’ stato un 4.6 a Forli, sentito da Bologna fino a Riccione. e alle 20:48 un
3.9 all’aquila. Il futuro, per ora, non e’ scritto.

stanotte saro’ in turno in sala sismica.

saluti

Terremoto

Pur avendo dormito davanti alla diretta di Sky, solo al mattino mi sono reso conto di quanto fosse stato tremendo il terremoto in Abruzzo.

A piano terra a Bologna difficilmente si sente un evento lontano.

Ben altro effetto fanno i racconti su twitter (italiano) e twitter (inglese) e altre forme di microblogging, che hanno sbaragliato le tv nazionali ma non la BBC o la CNN.

Da non perdere il racconto di Maxime da Chieti.

Il fatto che non arrivi la consueta mail mattutina per noi vecchi fisici dal mio amico che lavora all’INGV la dice lunga. Olivo, se puoi dacci notizie.

L’immagine dell’analisi lessicale di Twitter Spectrum è di quel geniaccio di Zio Bonino.

phonkmeister_twitterspectrum_terremoto.png

Sfogo suicida

Su un blog ci si sfoga sul suicidio e su FriendFeed ci si sfoga sullo sfogo chiedendo a gran voce di leggere tutti i commenti pena la non completa comprensione dello sfogo stesso.

La differenza tra un blog e un forum sta nel post di avvio, nella dicotomia fra il thread di commenti equipotente di un forum e l’asimmetria post-commenti di un blog.

Se c’è qualcosa di rilevante nato dai commenti lo si integra in un aggiornamento del post, come in questo caso.

Difficilmente seguo lunghi thread di commenti (è un mio limite fisico), l’atomo di informazione importante sta nel post, tendenzialmente la pensa così anche Google quando ti ci conduce sopra con una frase di ricerca.

Il suicidio è un mistero della psiche umana, la cui soluzione sta solo nella testa del suicida stesso, persa per sempre peggio di una formattazione a basso livello.

Non è un argomento proibito, certo parlarne non è facile, specie se si hanno idee non dissimili da quelle esposte nel blog. Bisogna saperne parlare, è una questione di stile.

Sta di fatto, cara Rossella, che chi scrive ha avuto più di un suicidio in famiglia.

Non che questo faccia di me un esperto però, come dicevo, qualche pensiero su rabbia, motivazioni, spiegazioni l’ho fatto anch’io a suo tempo. Non troppo diversi dai tuoi.

Comunque ho letto il post, l’ho riletto, l’ho reinterpretato come da indicazioni della chiosa finale. Ho scorso velocemente le due file di commenti.

Io non credo che sfogo sia l’equivalente di un lasciapassare universale delle idee, di esenzione del filtro intellettuale che ti fa scegliere momento, luogo e modi di scrivere in pubblico.

Perché il cosa diciamo può accomunarci molto ma il come lo diciamo fa la vera differenza e spesso è rivelazione di cosa abbiamo dentro, di cosa siamo veramente.

Se un giorno, guardando la mia dashboard, mi dovessi trovare a decidere se difendere uno sfogo scappatomi per la rabbia, credo che solo un bel clic sul bottone delete mi permetterebbe di guardarmi ancora allo specchio.

Messaggio a reti unificate

A casa bolsa Cesare non è l’unico ad avere il compleanno multiplo.

Il 2 aprile per noi ha un significato particolare e così, dalla sera del giorno prima partono festeggiamenti telefonici, messaggi privati, occhiate complici.

Quando si può si mangia tutti insieme.

Vincere la sfida di un brutto infarto più di venti anni fa, quando fermare un rapido e chiamare un’ambulanza erano operazioni per niente scontate vuol dire scommettere sul futuro dei progressi della medicina e su una vita diversa.

Oggi, 22 anni, un defibrillatore e 2 nipoti dopo ci riteniamo ottimi scommettitori.

Continuiamo così, evviva nonno Ferruccio!

%d bloggers like this: