Stamattina, per un caso cui non sono riuscito a sfuggire, ho scelto nell’armadio tutti capi blu.
Mentre prendevo uno dopo l’altro pantaloni, camicia e golf blu, nella testa risuonava Blue (Da Ba Dee).
Non mi è venuto in mente Gershwin o Modugno, sarebbe stato troppo facile.
Ieri stavo vedendo le splendide foto del centenario del Titanic su The Big Picture; non sono neppure arrivato alle prime foto subacquee che nella testa avevo la voce di Celine Dion:
Non sono foto tratte dal film, sono foto storiche, documenti originali, pezzi esposti nella mostra commemorativa, eppure il cervello era già deviato.
E’ impressionante quanto un messaggio mainstream non desiderato possa inculcarsi nel cervello a scapito di altri messaggi desiderati e studiati. Sarà per quello che, dopo aver governato televisivamente quel tale aveva paura che i libri di storia inculcassero nozioni sgradite negli intonsi cervellini degli ignari scolaretti? Sarà per quello che i 10 milioni di spettatori di Striscia o quelli de Le Iene mi hanno sempre dato i brividi?
Al solito meglio di me l’ha detto (e disegnato) xkcd:
[…] perfino il conduttore del Festival che si improvvisa costituzionalista di fronte agli italiani senza avere la minima idea di cosa sta dicendo è parte del meccanismo di rimozione secondo il quale ognuno, una volta dotato di microfono, può dire quello che gli pare ad una platea immensa. L’invasione di campo delle competenze altrui è stata una costante velenosa di questi ultimi anni […]. La speranza è che ora, fatto il governo tecnico degli italiani, si facciano gli italiani tecnici che, almeno sui giornali ed in TV, esercitino la decenza minima di parlare delle poche cose che conoscono e tacere su tutte le altre.
Ieri sera, vincendo la stanchezza di una giornata lunga ma piacevole, mi sono ritirato nella stanzetta virtuale dove bastoniamo in diretta gli spettacoli musicali e affini.
A detta di tutti i partecipanti il divertimento è stato rovinato dalla scarsissima qualità di questo Sanremo 2012: dalle canzoni, dai tempi, dalle battute e dal comizio di Celentano. Arrivare alla sigla finale è stata una vera fatica fisica. Eravamo abbattuti e arrabbiati di aver buttato via una serata.
Mi chiedevo per quale ragione affidare oltre 50 minuti di scaletta mal scritta, mal recitata e mal cantata (le stecche e la voce stanca si sprecavano) ad una vecchia gloria che non stupisce più con trovate surreali, con silenzi imbarazzanti e nemmeno con lo swing.
Ho dato un’occhiata su Twitter dove imperversava lo stesso dibattito a base di imbarazzo e stupore. Non certo per i temi trattati ma per la sciattezza dello spettacolo offerto, stramato, sconclusionato, brutto da fare rimpiangere l’edizione 1989 dei quattro presentatori figli d’arte.
E infine la solita, prevedibile, metrica degli ascolti:
la botta di ascolti serve oggi per i listini Sipra del prossimo anno
Luca Sofri ha pubblicato poco fa un’osservazione nata dalla puntata di ieri sera di Ballarò:
Ed è fatta così la dialettica politica italiana, che ha perso ogni ragionevolezza o disponibilità a capire e discutere (lo si è visto nell’inconsuetamente sobria e interessante ultima puntata di Annozero, povera di politici e vecchi tromboni): che nessuno raccoglie le accuse, ci fa un ragionamento e le smonta oppure accetta, oppure un po’ le smonta e un po’ le accetta; invece tutti controaccusano, non essendo in grado di smontare e non avendo la buona fede di accettare. E siccome la coscienza sporca ce l’hanno tutti, possiamo andare avanti all’infinito. E lo faremo, salvo guerra civile.
Secondo me la coscienza sporca non sempre è il fattore principale. Esiste un fattore endemico, fondante, che è la cronica mancanza di metodo nei ragionamenti tipici della forma mentis italiana (da cui la cronica incapacità di accettare il concetto di regole, rispetto delle).
E prima di lasciarmi andare all’annosa questione della debolezza della formazione scientifica rispetto a quella umanistica nel percorso scolastico ne approfitto per segnalare ancora una volta un bignami sui falsi ragionamenti: Word Play and Reasoning con cui Rocketboom smontava le giustificazioni per la guerra in medio oriente.
Se non ve ne siete accorti, Hugo Reyes, nella sua incarnazione di Jorge Garcia, ha abbandonato il blog con i messaggi dall’isola di Lost per aprirne un’altro con ulteriori messaggi, stavolta da wordpress.com.
Pochi giorni fa ho visto in televisione una cosa che voglio condividere integralmente. Si tratta di giornalismo, politica e accuse di comunismo. A parlare è un giornalista e conduttore di una nota trasmissione televisiva.
I nomi sono stati oscurati: sono il contenuto, i metodi e le argomentazioni ad essere interessanti. Ho usato il termine politico al posto di nome e carica. Comprenderete che è il minimo in tempi di talk show oscurati e par condicio.
Sette giorni fa il politico è comparso in questo programma per correggere eventuali errori della puntata del nove marzo. Poiché non ha fatto alcun riferimento a quanto mostrato in quel programma dobbiamo concludere che non ha riscontrato errori da parte nostra.
Ha dimostrato ancora una volta che chiunque lo smascheri, chiunque non sia d’accordo con la sua isterica mancanza di rispetto per la decenza e la dignità umana e per i diritti garantiti dalla Costituzione deve essere necessariamente o un comunista o un simpatizzante. Mi aspettavo in pieno questo trattamento.
Il politico ha aggiunto il mio nome alla lunga lista di indivitui e di istituzioni che accusa di essere al servizio della causa comunista. Il suo schema è molto semplice: chiunque critichi o si opponga ai metodi del politico deve essere un comunista. Se questo è vero ci sono moltissimi comunisti nel nostro paese.
Ma prendiamo in considerazione alcune delle accuse mosse dal politico.
Egli ha dichiarato, ma senza mostrare prove che io sono stato membro dei Lavoratori Industriali del Mondo. Questo è falso. Non sono mai stato membro di questa associazione e non ho mai chiesto di diventarlo.
Il politico ha dichiararto che il Prof. […] mi ha dedicato un libro. Questo è vero. E’ morto. Era un socialista e io non lo sono. Era uno di quegli indidui illuminati che non pretendono che gli altri condividano i loro principi politici per poterci parlare o per farci amicizia. Io non condivido le sue idee politiche pure. […], come dice chiaramente nell’introduzione, mi ha dedicato il suo libro
non perché avessimo le stesse idee politiche ma perché aveva molto apprezzato le mie trasmissioni […] durante la […]. E adesso voglio leggervi la dedica.
Credevo 20 anni fa e lo credo ancora oggi che gli […] maturi possano parlare e discutere nell’ambito dello scontro fra ideologie con i comunisti di qualunque parte del mondo senza esserne contaminati o convertiti. Credo che la nostra fede, la nostra convinzione, la nostra determinazione siano e che quindi noi siamo in grado di competere con successo non soltanto con il numero di […] ma anche con la qualità delle idee.
Io lavoro alla […] da oltre 19 anni, l’azienda ha sempre sottoscritto pienamente la mia lealtà di giornalista e di cittadino […]. Non ho alcun bisogno che un politico venga qui a farmi delle prediche sui pericoli o i terrori del comunismo. Ho riflettuto sul mio passato e sulle mie scelte e non posso dire di essere stato sempre giusto o saggio ma ho cercato la verità con una certa diligenza e ho cercato di raccontarla anche se, come in questo caso, mi avevano avvertito che sarei stato oggetto delle “attenzioni” del politico.
Speriamo di poterci occupare di problemi più interessanti la prossima settimana.
Buona notte, e buona fortuna.
Per non rendere troppo ovvia la soluzione ho dovuto coprire luoghi e altri dettagli con degli omissis, non me ne vorrete spero.
Per il momento vi invito a indovinare i protagonisti del video che (suggerimento) ho visto solo su Sky Selection. Il premio è il solito caffé alle macchinette. A breve la soluzione.
Torno da un weekend lungo dai nonni Trentini. In paese si parla della consegna delle casette in legno per i terremotati in Abruzzo.
In un posto in cui ti smontano le panche e i tavoli di una festa di paese quando i musicisti sono ancora sul palco (che ironizzano sul trattore che gli passa davanti con il carico da sgombrare), in cui hanno finito quasi prima di cominciare, in cui sistemi i tuoi occhi a colpi di laser nell’ospedale pubblico con pochi giorni di attesa, in cui si mangia a mezzogiorno e si sparecchia a mezzogiorno e venti è logico che si rincorrano voci orgogliose su casette già pronte a fine maggio, sul farsi da soli gli attacchi di luce e acqua e scarichi per le cucine da campo appena consegnate in Abruzzo per non dover aspettare gli addetti ai lavori. In un posto piccolo la rete sociale ti collega in un solo passo a qualcuno che lavora nel settore o che ha notizie dirette.
Ma sono solo voci, appunto, impossibile per un non professionista trovare dei riscontri che possano prepararti alla corretta lettura dei fatti presentati del grande show della serata.
Tutti i weekend in cui vado su mi trovo sul tavolo Il Trentino, uno dei due giornali più letti della regione. I titoli e gli articoli non lasciano dubbi ai sentimenti locali riguardo ad attribuzione ed efficienza della costruzione delle casette. La prima pagina di oggi titola “Spot con le casette trentine”, per dire.
Venti di queste confortevoli abitazioni sono già pronte mentre per l’acquisto delle altre 80, il cui costo si aggira attorno agli 860 euro a metro quadrato, la Provincia di Trento, che ha stanziato 4 milioni di euro prelevati dai fondi di riserva, svolgerà altre gare d’appalto coinvolgendo le circa quindici aziende trentine che producono questo tipo di prefabbricati.
Il 9 maggio 2009 Dellai, presidente della provincia autonoma di Trento in conferenza stampa:
Ci siamo impegnati a costruire almeno 100 casette in legno che speriamo di ultimare entro luglio. Da lunedì cominceremo a montarle. Vi troveranno ospitalità circa 600 persone.
Le prime cinque sono già in fase di costruzione a Coppito mentre, in un’altra frazione dell’Aquila, a breve inizierà il montaggio di un villaggio per malati di mente. Altre ottanta saranno costruite nel comune di San Demetrio mentre le rimanenti troveranno posto a San Gregorio, Fossa e Coppito. Le casette, ad un piano con due o tre stanze, sono fornite da tutte le ditte trentine del settore e costano ciascuna 40 mila euro. Cento di queste sono finanziate dalla Provincia autonoma di Trento, le altre 100 da associazioni di volontariato e con collette di privati.
Anche Bruno Vespa, giornalista di origini aquilane, non ha voluto mancare: «E’ meraviglioso – ha affermato ieri- quello che i trentini stanno facendo qui, del resto la loro capacità di intervento in situazioni difficili è ben nota». Il paese di Onna conta già quattro casette in legno, «doppie», composte ognuna di due unità abitative, così da poter ospitare otto famiglie. Grande è stata la soddisfazione dei centoventi trentini che attualmente operano nei sei cantieri abruzzesi, per l’interessamento manifestato per il loro impegno verso le popolazioni terremotate dalle autorità . Entro fine settembre saranno completate le 241 casette antisismiche in legno costruite a Coppito, Stiffe, San Demetrio, Sant’Angelo e Onna, comuni abruzzesi devastati dal terremoto del 6 aprile. Altri 107 alloggi sono in fase di definizione. Lorenzo Dellai ha espresso grande soddisfazione: «Le casette di legno che stiamo allestendo, in collaborazione con la Croce Rossa nazionale, rappresentano una valida risposta ai disagi che inevitabilmente stanno vivendo le tante persone alloggiate sotto le tende. Entro settembre contiamo inoltre di aprire l’asilo infantile di Onna». Per la ricostruzione in Abruzzo la Provincia ha stanziato finora 4 milioni di euro.
di Gianpaolo Tessari TRENTO. Uno spot coi fiocchi al governo Berlusconi a livello di immagine. E, ironia della sorte, glielo confeziona oggi una delle rare amministrazioni di centrosinistra di tutto il Paese, quella di Lorenzo Dellai. E’ la consegna delle casette di Onna, divenuta show mediatico. La disciplina asburgica dei trentini, la proverbiale organizzazione della Protezione civile di casa nostra ed anche, ammettiamolo, una non comune disponibilità di risorse finanziarie, hanno fatto sì che il Trentino oggi possa consegnare un signor villaggio prefabbricato agli abitanti di Onna.
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Onna – La visita del Capo dello Stato ai terremotati d’Abruzzo ha registrato quest’oggi la tappa al villaggio che sta nascendo ad Onna, il paese simbolo del terremoto dello scorso aprile. E’ qui che il ‘sistema trentino’ sta realizzando su incarico della Croce Rossa Italiana uno dei più grossi insediamenti per dare una sistemazione dignitosa ai terremotati. Ad accogliere Napolitano anche il presidente della Provincia autonoma di Trento, Lorenzo Dellai.
Sono curioso di vedere come queste posizioni si integrino con il cambio di cartello sul cantiere di Onna: che ci sia collaborazione stato-provincia è chiaro. Come siano distribuiti i rispettivi pesi un po’ meno.
Update 3: dalla rassegna stampa notturna dei giornali del 16 settembre vista su SKYTG24 non ho mai visto la parola “Trentino” o “Casette Trentine” citate in nessun titolo. Se qualcuno la nota nel testo degli articoli me lo segnalerebbe nei commenti? Grazie.
Update 4: su l’Unità un virgolettato di Dellai (o dei suoi progettisti, non è chiaro) chiarisce tempistica e consegna:
“Abbiamo impiegato 43 giorni esatti per realizzare il villaggio, sono casette antisismiche, abbiamo cercato di renderle anche graziose, colori pastello, parquet in terra, finestre grandi, ognuna ha un pezzetto di giardino davanti e il posto macchina. Se ci avessero dato subito il via libera le avremmo potuto consegnare anche primaâ€.
«Faccio presente – si legge inoltre nella lettera – che alla mia redazione non sono pervenute richieste di rettifica o annunci di iniziative legali da parte di alcuno. Le ricordo come la stessa Rai abbia recentemente riconosciuto che l’autonomia del giornalista non può essere menomata, nemmeno dall’editore»
E’ sempre bene distinguere fra annuncio col botto, polemica autoalimentata e provvedimento-civetta.
Sospendere Vauro è innegabilmente una cosa indegna ma tutto sommato è nelle prerogative della Rai (la sua satira può piacere o meno). Attaccare un qualsiasi programma motivandolo come “vergognoso” ha senso non nel subject ma nel from, il presidente della camera ha un peso che una persona qualsiasi non ha.
Spenti questi due abbaglianti, se si va a cercare il motivo di tanta polemica non si trova nulla. Ed è questo a doverci preoccupare. Molto.
01:16:39,294 –> 01:16:43,765 Approfittiamo dello spazio
per ringraziarvi tutti.
753
01:16:44,800 –> 01:16:50,372 Ringraziarvi per aver seguito Lost
con noi, sappiamo che ci volete bene.
754
01:16:51,139 –> 01:16:56,812 Ci rivediamo ancora sull’isola
a Gennaio, con la quinta stagione.
755
01:16:57,679 –> 01:17:02,751 Grazie da tutto il team di Lost!
::Italian Subs Addicted::
E così finisce la quarta stagione di Lost, in un finalone al fulmicotone che lascia per sempre ogni ricordo dei tempi in cui contavano i personaggi, la loro profondità , la loro emotività , l’atmosfera per abbracciare la trama, l’intreccio, il guarda guarda cosa c’era sotto ma tanto non te lo spiego subito, l’azione mitra e cazzotti, le esplosioni.
Se all’inizio era l’isola di Myst ora rischiamo di finire sulle spiagge di Halo (quello Microsoft, non l’originale Bungie che mai vide la luce).
La quarta serie, coi suoi frullati di spazio e tempo, pur qualitativamente precedente alla precedente, si rivela un flashback tra la terza e la quinta. Vedremo a gennaio 2009.
Restano i sottotitoli, quella visione comune virtuale che sostituisce l’esperienza del buio della sala cinematografica; è stata forse l’aspetto migliore di seguire Lost in parallelo con l’uscita americana, ogni venerdi mattina, trovare il lavoro di quel gruppetto di appassionati sconosciuti che, pur non essendo indispensabile almeno a me, ti faceva sentire nel club della prima fila. E con i suoi saluti finali, insieme a quelli alle donne nella puntata dell’8 marzo, ha fatto social network anche senza sito con bordi e logo arrotondati.
Grazie ragazzi. La TV tradizionale è finita. Il telefilm e i sottotitoli on demand sono la realtà . Appuntamento al cinema, in rete. Io pagherei per un servizio così. Capito, Majors?
Mi accodo al coro di commenti sulla cancellazione del programma di Luttazzi su La7.
Seguo Luttazzi dai tempi di Magazine 3 il sabato sera tardi, quando si stava ancora a casa. Mi piace l’umorismo greve quando è contestualizzato nel surreale. C’è stato un tempo in cui Daniele mi ha fatto sbellicare (il primo Sesso con Luttazzi), un altro in cui mi ha fatto sorridere, poi ha cominciato a esagerare.
Esagerare con la grevità. Da satira surreale a parolacce e basta (detto da uno che non ne lesina alcuna).
Esagerare con l’ispirazione. Prendere di peso modi e tempi di Letterman è fin troppo evidente appena prende un po’ di piede la tv satellitare e cominci a conoscere il mondo.
Esagerare con l’esagerazione. La sparo più grossa di prima, funziona sempre. E invece non funziona. Non fa più ridere, neanche amaramente. Bene che vada fa riflettere.
Riflettere è un bene: su un paese in cui basta toccare papi, santi, orifizi ed escreti perché vada in escandescenza. Le modalità scelte per andare in escandescenza sono illuminanti.
Nota: quest’ultima notizia proviene dalla fonte diretta di daniele luttazzi e non ha ancora conferma da altre fonti.