Mario Calabresi e l’innovazione agile

(via friendfeed)

Segnalo questo intervento in cui in soli 10 minuti Mario Calabresi racconta come abbattere i muri di cartapesta che ostacolano piccole e grandi innovazioni.

La leggerezza, citata da Lezioni Americane, mi ha ricordato i presupposti della Metodologia Agile.

L’apertura di dibattito su ogni dettaglio, la necessità di indire riunioni e istituire commissioni di verifica mi hanno paurosamente ricordato il lavoro quotidiano, invece.

Incendio ferroviario a Viareggio in diretta web

Incendio treno viareggio

[Via Alberto su Flickr]

Un incendio è scoppiato due ore fa (23:50 -29 giugno 2009) fa nella stazione di Viareggio: decine di feriti, due palazzine crollate, notizie frammentarie. Sui siti dei maggiori quotidiani c’è poco più di uno strillo:

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Su Twitter, youtube, Flickr e soprattuto Friendfeed, Alberto, che è di Viareggio, sta producendo una cronaca in diretta.

Ho provato ad aggiungere l’hashtag #trenoviareggio per meglio seguire la vicenda. Update: meglio cercare direttamente Viareggio su FriendFeed o Viareggio su Twitter.

Update: 2:28 – arriva un inviata di Repubblica:

In pochi minuti la tragedia è diventata un film dell’orrore su YouTube, mentre i blogger davano la cronaca in diretta. Uno di loro, Martina, riferisce: “Una donna è morta carbonizzata, e sono morti altri due uomini, per quel che si sa adesso”.

Update: 2:42 foto su Twitpic:

#Viareggio Viareggio Desaster on Twitpic

Link: news.google.it

Link: cronaca sarcastica della copertura televisiva:

Nel frattempo inizia la copertura dell’inglese Sky News con un reporter da Pisa (canale 512 satellite). Rete 4 dopo un TG rassegna stampa in differita comincia un film con Little Tony… Paolo Landi

Update: 3:15 Video girato alla stazione di Viareggio (via Macchianera Twitter)

Altro Video da Viareggio

La serie dei video di Alberto.

Video 1min dopo l’accaduto (impressionante per l’audio concitato).

Update: 3:44: la home di Repubblica si è adeguata:

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Reality Check – Santoro su Annozero

«Faccio presente – si legge inoltre nella lettera – che alla mia redazione non sono pervenute richieste di rettifica o annunci di iniziative legali da parte di alcuno. Le ricordo come la stessa Rai abbia recentemente riconosciuto che l’autonomia del giornalista non può essere menomata, nemmeno dall’editore»

(Michele Santoro citato in “Riequilibrare Annozero, sospeso Vauro” Santoro replica: “Censura sul vignettista” – Corriere della Sera)

E’ sempre bene distinguere fra annuncio col botto, polemica autoalimentata e provvedimento-civetta.

Sospendere Vauro è innegabilmente una cosa indegna ma tutto sommato è nelle prerogative della Rai (la sua satira può piacere o meno). Attaccare un qualsiasi programma motivandolo come “vergognoso” ha senso non nel subject ma nel from, il presidente della camera ha un peso che una persona qualsiasi non ha.

Spenti questi due abbaglianti, se si va a cercare il motivo di tanta polemica non si trova nulla. Ed è questo a doverci preoccupare. Molto.

Dal vostro inviato in sala sismica

Alla fine ciò che era nato come una notizia flash da un amico che tiene d’occhio i terremoti è diventata un’intervista per Apogeonline.

Olivo ci racconta con maggiori dettagli il dietro le quinte del monitoraggio dei terremoti all’INGV in una chiacchierata via mail ritagliata durante le vacanze di Pasqua.

Grazie a Sergio per l’idea e la pazienza e grazie a Olivo per aver trovato il tempo tra un turno di notte e l’altro.

Thank you, Randy Pausch

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Randy Pausch è morto all’alba del 25 luglio. La notizia è arrivata da un brusio delle reti sociali per culminare nel tonfo dell’annuncio ufficiale.

Tutti noi che avevamo seguito la vicenda di una morte annunciata temevamo questo momento. Per quanto mi riguarda, da quando è arrivato non sono riuscito a pensare ad altro.

Chi sia Randy Pausch in queste ore lo stanno spiegando in molti (TechCrunch). Ottime sinossi sono state scritte da Luca Chittaro, Wikipedia oltre che da Randy stesso (ma la sua scarna home page sarà sovraccarica in queste ore) e dalla sua università. In Italia ne parla il corriere.

Randy era professore di informatica, interazione uomo-computer e design presso la Carnegie Mellon University (CMU) di Pittsburgh, Pennsylvania. Un uomo abituato a mettere a frutto ogni momento della sua vita, a considerare il tempo come un tesoro da amministrare e le esperienze di vita come vera fonte di ricchezza. Una persona così si trova a combattere una battaglia contro il cancro al pancreas, dapprima vincendola e poi, nell’estate 2007 perdendola vedendosi assegnare un massimo sei mesi di vita in buone condizioni.

Con una vita familiare appena avviata (una splendida moglie e tre figli piccoli) Randy decide di accettare la sfida e di mettere a frutto per il futuro ogni minuto di quel tempo prezioso, ritardando la malattia il più possibile e cercando il senso della propria vita.

Randy rende pubblico il bilancio della sua vita in una lezione pubblica alla Carnagie Mellon University che diventerà uno dei video più visti di Internet (si veda la traduzione in italiano sul blog di Alessandro Giglioli). La lezione prende ironicamente il nome di “L’ultima lezione”, dal nome che in passato veniva dato a quel ciclo di conferenze. Il titolo ufficiale è invece “Realizzare veramente i sogni dell’infanzia”, vero manifesto del pensiero di Randy.

A quella lezione fa seguito un’altra lezione sulla gestione del tempo personale, un tema che a Randy è sempre stato caro e che ora si è rivelato centrale nella sua vicenda umana.

Dopo la pubblicazione in primavera 2008 del L’ultima lezione in forma di libro (una trascrizione ampliata della lezione, piena di riflessioni e approfondimenti, si veda il ricco sito in italiano di RCS), in giugno Randy fa un ultimo intervento pubblico che racchiude la summa del suo pensiero. Il video dura pochi minuti ed è forse il più bello e toccante dei tre. In risposta a chi gli chiedeva come avesse battuto la Grande Mietitrice (essendo ancora vivo ben oltre le previsioni iniziali), Randy ha risposto:

Non battiamo la Mietitrice vivendo piu’ a lungo, la battiamo vivendo bene e pienamente, perche’ ella verra’ per tutti noi. La domanda e’ quindi ‘Cosa fare tra il momento in cui nasciamo ed il momento in cui la Mietitrice si fara’ vedere?’, perche’ quando si fara’ vedere sara’ troppo tardi per fare tutte le cose che avevamo in mente.

(traduzione di Luca Chittaro)

La cosa che più colpisce leggendo o ascoltando queste parole è la loro semplicità. Abituati ad un punto di vista fondato su notizie flash, su titoli di giornale, su 120 secondi di servizi televisivi (compresi noi blogger, almeno io confesso di non essermi ancora liberato di questa malattia) non ci aspettiamo che le risposte alle grandi domande della vita abbiano questa apparente banalità, questo look così casual.

Lo sbaglio sta nel credere che la risposta a queste domande sia così sintetica da stare in un biscotto della fortuna. La ricompensa sta nel viaggio, non nel traguardo. Se ti paracaduti su quest’ultimo non scoprirai un bel niente e rischierai di commentare con un “tutto qui?”. Se non ascolti le lezioni di Randy una dopo l’altra, se non leggi il libro, non puoi capire appieno il tesoro che ti viene regalato.

Dev’essere per questo che persino al TG2 Mizar, la rubrica notturna dei libri del TG2, hanno presentato il libro di Randy Pausch con “ora vi facciamo vedere un video senza commento, vi preghiamo di guardarlo fino in fondo”. Per ovvie ragioni televisive il video era una sintesi dell’ora e tre quarti della lezione (il video sintetico è quello del sito RCS). Ma il messaggio era valido: solo vedendo e vivendo quella lezione si poteva cogliere la bravura di Randy, la forza d’animo, l’amore per i suoi figli, la voglia di mettere a frutto per sé e per gli altri ogni secondo che gli restava. Con il sorriso sulle labbra per di più.

E’ da quella notte che ho in mente questo post. E’ da quando ho visto, come tutti, la lezione di Randy su youtube con le lacrime agli occhi che mi chiedo quali siano gli elementi che l’hanno resa unica. Vorrei provare a condividere con voi le poche idee confuse che mi girano nella testa mettendole in fila una dopo l’altra.

L’università

Il primo elemento che ho notato è l’importanza delle dinamiche del mondo universitario. Randy Pausch ha vissuto di ricerca da studente prima e da ricercatore e professore poi. Il tipo di vita che si fa all’università permea tutto il suo racconto, è il modulo che Randy usa per misurare i suoi obiettivi e i suoi successi. Andare all’università è un’esperienza che, se capitate in buone mani, “stura il cervello” e lo fa funzionare ad un regime di giri superiore. Ascoltare Randy mi ha riportato ai miei anni migliori, alla facoltà di Fisica, e al ricordo di quante cose si possono imparare in tante situazioni diverse. L’interazione studente-professore, le ambizioni di Randy studente che formeranno le trovate didattiche (impensabili per il mondo accademico italiano) di Randy professore, con la divisione in gruppi, gli studenti che si valutano a vicenda. Un turbinare di idee fertili, di innovazione, di gioia di imparare e contemporaneamente realizzare prototipi.

La lezione

L’importanza e il valore di una lezione universitaria si imparano solo… andando a lezione. Non è la stessa cosa studiare a casa sugli appunti di un altro studente, non è la stessa cosa studiare sul libro o anche sulla trascrizione fedele di una lezione. La trasmissione del sapere che avviene durante una lezione non ha eguali (persino un video è solo un timido surrogato), anche se ti racconta cose che già sai.

E’ tipico dell’apprendimento universitario il sentirsi ripetere le stesse cose più volte e in ambiti diversi. Ti raccontano le leggi fondamentali della fisica raccontano a Fisica Generale I e Fisichetta I (OK, Esperimentazioni di Fisica I) poi te le riformulano (incomprensibilmente) in Meccanica Razionale. Nel frattempo hai sentito diversi seminari, esercitazioni, talk in cui vengono dette le stesse cose. Se non cedi alla tentazione di chiederti perché non studiare sul formulario, cominci a capire che stai sentendo punti di vista diversi che neanche credevi possibili su un argomento così assoluto come formule fisiche. Non solo: quand’anche stessi sentendo le medesime cose, scopri che il sapere ha bisogno di stratificarsi, come mani di vernice, finché nel tuo cervello non è tutto imbiancato a nuovo senza una sbavatura.

Il maestro di vita

Il valore della lezione universitaria non può essere trasmesso senza l’apporto di una figura speciale come quella di un bravo professore. Incontrare persone speciali tra gli insegnanti è forse più importante di scegliere la materia di cui occuparsi. Ricordo che nello scegliere la tesi mi venne detto “non importa cosa vai a fare, scegliti bene il tuo professore”. E a tutt’oggi non mi stupisco dell’utilità di insegnamenti ricevuti in analisi matematica o fisica teorica nella vita di tutti i giorni.

Randy Pausch incarna perfettamente questo tipo di figura: durante la sua lezione ci racconta che da piccolo voleva fare il progettista di parchi di divertimenti, che si è occupato di realtà virtuale, di come in dettaglio abbia applicato quest’ultima lavorando come Disney Imagineer alla progettazione dell’attrazione di Aladdin. Come può questo arricchirmi se nella vita faccio tutt’altro? Se faccio, che so, l’archeologo o il macchinista dei treni? La risposta viene data in parte da Randy stesso, con il concetto di head fake (tradotto come finta di gambe), insegnare una nozione perché si impari un concetto generale diverso.

Tuttavia se Randy non fosse la persona speciale che è stata, questo messaggio non sarebbe arrivato con tanta forza. Una persona tanto speciale da trasmetterti insegnamenti sulla vita è una merce molto rara di questi tempi, ancor di più se il messaggio arriva con la naturalezza e la schiettezza dell’eloquio di Randy.

La leggerezza

Un altro elemento che colpisce profondamente è la forma comunicativa di Randy Pausch: le sue frasi sono semplici, brevi e molto mirate. Sia che parli della sua salute condannata, con schiettezza brutale, sia che racconti di una sua ambizione Randy usa sempre un fraseggio asciutto, in cui si riflette la volontà di non sprecare nulla, né tempo né parole.

Ecco allora che escono i suoi momenti buffi, i momenti angosciosi (il parto rischioso di uno dei suoi figli, l’annuncio del peggioramento del suo cancro), le sue goffaggini sentimentali, i suoi sbagli clamorosi nei rapporti con il personale accademico. Gli insegnamenti puri e semplici. La dedica finale alla moglie, il testamento per i figli.

Siamo abituati a leggerci fra di noi blogger, a riconoscerci per le frasi, le spaziature, la lunghezza chilometrica dei post. Parimenti Randy emerge dal suo periodare schietto, magro come un chiodo, essenziale ma sempre simpatico. Il suo linguaggio è un affresco del suo carattere.

Il valore della vita

Questione di vita o di morte è un’altra frase standard da film d’azione. Trovarsi a fronteggiare veramente la morte è tutt’altra cosa e non è una cosa che capita spesso nè tantomeno che viene raccontata e condivisa. Come sa chi si è trovato in queste situazioni, si è obbligati a rivedere tutti i propri parametri, a scartare tutto quello che non è più importante e prendere delle decisioni su cosa è veramente importante.

Quando guardi la morte in faccia (tua o di un tuo caro), l’unica scelta che hai è rispondergli con la vita, anche quando è una battaglia persa. Il difficile è capire come rispondere con la vita: non è detto che debba essere la vita a tutti i costi che vorrebbe un’impostazione dogmatica, piuttosto la vita come principio primo, il fare qualcosa, raggiungere degli obiettivi, il capirci qualcosa e averlo trasmesso a chi ti è più caro. Sfidare a scacchi la Morte e provare a fregarla. Cadere in piedi e col sorriso sulle labbra.

Non siamo abituati a riflettere su queste cose; sono tempi oscuri in quanto a saldi riferimenti morali ed a linee guida. Nessuno ti insegna a vivere, ammesso che sia possibile, nessuno ti avverte che devi porti il problema di come vivere bene e appieno.

L’inestimabile valore degli insegnamenti di Randy risiede anche nel suo prenderci per mano e farci accostare a questi problemi con una leggerezza e una tranquillità impensabili. Randy ci ha regalato il racconto della sua vita perché era l’unica cosa che poteva fare con il tempo che aveva a disposizione, era l’unica cosa che doveva fare per i suoi figli e nel farla ha regalato un po’ del suo tesoro a tutti noi. Con il savoir faire di chi non mescola una verità personale trovata dentro di sé con una morale precostituita o una visione dogmatica. Randy ci ha regalato un consiglio laico. Non gli sarò mai abbastanza grato per questo.

Il ruolo di Internet

Un elemento fondamentale e imprescindibile alla base della forza della vicenda di Randy Pausch è il fatto che essa è nata e cresciuta in rete. A partire dalla Carnagie Mellon che usualmente mette su Youtube le lezioni più importanti su un proprio canale (ma anche su iTunes U), si è formato un “comune sentire”, una “esperienza collettiva” intorno alla lezione di Randy che è difficile descrivere a chi non è avvezzo a navigare in rete.

Cogliere il messaggio e gli insegnamenti di Randy “in diretta” e in parallelo alla sua vicenda è stata un’emozione grandissima. Veder crescere il contatore delle visite, dei commenti su youtube, le riflessioni di chi li rilanciava nei propri blog, il nascere spontaneo di traduzioni e doppiaggi (confesso che anch’io ci avevo pensato), traduzioni in cinese, pubblicazione delle su slide, gli aggiornamenti di Randy stesso nella sua home page, scritta in HTML a mano da vero geek (che teneva una todo list in emacs perché poteva fare il sort delle linee di testo più velocemente, in barba alle applicazioni dedicate), la lettera del presidente degli Stati Uniti.

Sono sicuro che dopo l’uscita del libro, che ben assolveva al suo ruolo di istant book completando l’esperienza crossmediale della lezione in video, uscirà la lezione in DVD, doppiata alla perfezione da speaker professionisti, con ogni materiale extra a disposizione.

Non sarà la stessa cosa dei video sgranati su youtube o google video, delle traduzioni artigianali dettate solo dalla voglia di ritrasmettere ad altri il regalo di Randy, del file PowerPoint della sua lezione, del vedere moltiplicarsi le versioni dei video mentre Randy era ancora vivo.

Mi fermo qui. Credo di aver battuto ogni record di lunghezza di post. Mi sono dilungato perché ci tenevo a lasciare un segno che andasse oltre il rimpianto, il semplice riconoscimento di valore, il “ci mancherà tanto”.

Mi piacerebbe che chi come me è stato toccato da questa vicenda provasse a dire la sua qui sotto nei commenti o nel proprio blog. Facciamolo per Jai, Dylan, Logan e Chloe Pausch.

Thank you, Randy.

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P.S.: sono aperte le donazioni al Carnegie Mellon’s Randy Pausch Memorial Fund che finanzierà il proseguimento del lavoro di Randy Pausch

MobileMe – 30 giorni gratis

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MobileMe, il nuovo servizio online di sincronia dati con cui Apple ha sostituito dotmac, ha avuto qualche problema di lancio.

Come utente storico di dotmac ho ricevuto un email di scuse, in un linguaggio abbastanza diretto e colloquiale (poco PR per intenderci) che culminava nell’omaggio di 30 giorni di estensione dell’abbonamento:

We want to apologize to our loyal customers and express our appreciation for their patience by giving all current subscribers an automatic 30-day extension to their MobileMe subscription free of charge. Your extension will be reflected in your account settings within the next few weeks.

Si gradisce l’omaggio riparatore; soprattutto si gradisce la franchezza e la trasparenza di un email che ammette esplicitamente i “grossi problemi” (ora risolti) avuti dalle web apps.

Nell’email si approfitta per fare chiarezza rispetto al termine “push”, inteso come sincronia istantanea. Apple promette di non usarlo poiché attualmente il sistema si prende fino 15 minuti di intervallo. Lo chiameranno “push” quando sarà effettivamente quasi istantaneo.

Vorrei poter girare questo email ai grandi strateghi del marketing telefonico nostrano, per ripensare le loro tariffe a caratteri cubitali con asterisco ed eccezioni scritte a corpo 7.

Minacce di suicidio e offese al TG2

Poco fa stavo ascoltando distrattamente la tv, rimasta sintonizzata su Rai 2 mentre cercavo un DVD per il relax serale.

Il TG2 era appena finito e gli era seguito lo spazio di approfondimento TG2 10 minuti. L’argomento era interessante: figli affidati ad un genitore straniero cui viene impedito il contatto con il genitore italiano. La storia è tutta e lieto fine: Nicola De Martino, ha riabbracciato il figlio Luca vissuto in Australia fino ai 18 anni. Storia interessante ma seguita con distrazione causa stanchezza serale.

Ad un tratto ecco che TG2 10 minuti entra nel vivo, fedele alla sua presentazione:

10 Minuti Un’agile finestra informativa sui fatti, personaggi e questioni più calde della realtà nazionale ed internazionale.

Appena viene chiesto a De Martino di ricostruire l’inizio della vicenda, prima si emoziona e poi mette una mano dentro la giacca. L’ospite estrae quindi dalla tasca una boccetta, si cosparge di liquido e dice:

Questa è benzina. Ora mi do fuoco se non mi fate leggere questo foglio!

Il conduttore, Maurizio Martinelli, reagisce dominando un evidente panico, calmando l’ospite (che nel frattempo viene immobilizzato e rimesso a sedere dagli aiutanti di studio) e lo invita a illustrare i punti salienti del comunicato che altrimenti sarebbe troppo lungo da leggere. Inizialmente l’uomo non vuole cedere, vuole la lettura integrale ma alla fine ha l’opportunità di spiegare tutte le sue proposte, peraltro sensate, inerenti il coordinamento fra enti e ministeri finalizzati ad evitare il ripetersi di fatti di allontamamento filiale.

Martinelli riprende il controllo della situazione, dice di non voler sottostare al ricatto dell’ospite e lo riporta sulla scaletta: raccontare la sua esperienza per filo e per segno. Il tono è duro, da rabbia trattenuta ma corretto e rispettoso. De Martino risponde, il figlio viene fatto intervenire.

Martinelli alla fine impone all’ospite di chiedere scusa al pubblico, l’ospite si scusa dicendo che lo ha fatto per altri casi come il suo, ormai risolto.

Martinelli guarda in camera, terreo, chiede scusa dell’accaduto al pubblico e si congeda in maniera molto secca. Sigla.

Fine?

No, parte la musica del TG2, scorrono i primi titoli e si sente l’audio di Martinelli, stentoreo:

Lei è un pezzo di merda!…

Fine.

Sorvoliamo sulla banalità del fuori onda. Sorvoliamo sulle repliche che forse vedremo su Stricia e Blob (ma non ne sarei tanto sicuro). L’episodio lascia ben altra amarezza: l’amarezza della doppiezza televisiva, del salvare le apparenze salvo poi rifarsi a telecamere spente. L’autocontrollo di Martinelli che serve solo a salvare la tranquillità delle sale da pranzo italiane alle nove di sera. L’autocontrollo che avevo sinceramente ammirato due minuti prima, la bravura di riportare un ospite sul suo binario che si infrange contro la telecamera spenta con la cafoneria di un automobilista nel traffico che ti aggredisce se al semaforo non schizzi via allo scattare del verde.

L’ospite aveva evidentemente preparato il suo gesto che è stato offensivo nei confronti della televisione e di noi telespettatori oltre che pericoloso (sempre che non si trattasse di simulazione, nel qual caso abbiamo subito anche la beffa). Nessuna giustificazione per lui quindi.

A telecamere spente mi sarei aspettato ovviamente una qualche reazione nervosa, uno sfogo tipo “ma cosa le è preso?”, “E’ impazzito?”, “Poteva dare fuoco a tutto lo studio, si rende conto?”. Qualsiasi cosa ma non un’aggressione. Una rabbia che fa a pugni con il tentativo di tranquillizzare gli italiani fatto – con bravura – due minuti prima.

E allora? Allora si tenga fede al motto di TG2 10 minuti:

10 Minuti Un’agile finestra informativa sui fatti, personaggi e questioni più calde della realtà nazionale ed internazionale.

Ci fornisca un’agile finestra informativa su una calda questione nazionale: cosa è successo dopo la sigla di chiusura? Cosa ha detto a De Martino? Come ha risposto quest’ultimo? Il fatto ha avuto conseguenze legali? Quell’offesa in diretta ha suonato come il “continua” di una storia a puntate. Bene, sono qui a chiedere quel seguito: voglio capire se da offeso lei è diventato offendente o se quell’epiteto si è spento confluendo in una discussione civile.

E il seguito mi piacerebbe vederlo in televisione, con un’altra puntata della rubrica, perché siamo ormai in un’epoca in cui Internet puo’ spostare il finale di una trasmissione oltre la sua sigla di coda: basta cercare il filmato on demand che la stessa RAI mette a disposizione istantaneamente su RaiClick tramite lo stesso sito del TG2: basta andare alle ultime due puntate. Visto che le date scorrono in questa pagina ecco il link al TG2 del 7 dicembre 2006 delle 20:30 oppure il link diretto allo streaming Windows Media (unica via di vedere il filmato con il Mac). La rubrica 10 minuti comincia circa al minuto 37. Salvarlo a colpi di QuickTime e flip4Mac è uno scherzo. Il passo verso youtube e il p2p è ancora più breve.

Update: il tempo di scrivere questo post e convertire il video ed ecco che la notizia va in prima pagina sui siti dei maggiori quotidiani. Finora solo uno si è accorto del finale a sorpresa.

Update 2: nella notte lo hanno detto quasi tutti, compreso il TG5 delle 1:30 con tanto di insulto finale.

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