Cultura popolare

Stamattina, per un caso cui non sono riuscito a sfuggire, ho scelto nell’armadio tutti capi blu.

Mentre prendevo uno dopo l’altro pantaloni, camicia e golf blu, nella testa risuonava Blue (Da Ba Dee).

Non mi è venuto in mente Gershwin o Modugno, sarebbe stato troppo facile.

Ieri stavo vedendo le splendide foto del centenario del Titanic su The Big Picture; non sono neppure arrivato alle prime foto subacquee che nella testa avevo la voce di Celine Dion:

Non sono foto tratte dal film, sono foto storiche, documenti originali, pezzi esposti nella mostra commemorativa, eppure il cervello era già deviato.

E’ impressionante quanto un messaggio mainstream non desiderato possa inculcarsi nel cervello a scapito di altri messaggi desiderati e studiati. Sarà per quello che, dopo aver governato televisivamente quel tale aveva paura che i libri di storia inculcassero nozioni sgradite negli intonsi cervellini degli ignari scolaretti? Sarà per quello che i 10 milioni di spettatori di Striscia o quelli de Le Iene mi hanno sempre dato i brividi?

Al solito meglio di me l’ha detto (e disegnato) xkcd:

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Il mio cuore vola alto come un falco

– Spiegami perché vuoi morire, nonno.

– Perché è l’unica cosa che si può fare con l’uomo bianco, figlio mio. SI può disprezzarlo come una creatura inferiore ma bisogna ammettere che non puoi liberarti di lui.

– no, temo che non sia possibile, nonno.

– il numero dei bianchi cresce sempre senza fine; il popolo degli uomini invece è stato sempre piccolo e scarso. Oggi abbiamo vinto. Ma non vinceremo domani.

Oggi si è spento Arthur Penn, regista di Piccolo Grande Uomo, uno di quei film del cuore che visti da bambino ti segnano per sempre.

Una cinematografia dolce e ruvida al tempo stesso, il ritmo e le le inquadrature dei primi anni ’70, due ore e venti di racconto di un Dustin Hoffman ultracentenario con l’inconfondibile voce di Ferruccio Amendola (che dovette superare un provino in incognito per doppiare la parte di Hoffman vecchio), i silenzi, la commedia, le battaglie, il capo indiano Cotenna di Bisonte che aspetta “un buon giorno per morire”, un film che ti entra nel cuore e lo fa volare alto come un falco.

Qui al Post pensiamo che Arthur Penn sia stato soprattutto il regista di uno dei più grandi film sulla storia degli indiani di tutti i tempi, forse il più grande.

(via il Post)

Anche qui lo pensiamo, ragazzi. Addio, Arthur Penn.

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