I dati pubblici sui mezzi pubblici a Torino

A proposito della condivisione dei dati cittadini di cui parlavo nella mia proposta per Bologna, ecco un’iniziativa di Torino segnalata su ilPost:

[…] Torino, dove è stata creata una società apposita (5T srl) per gestire in modo integrato i sistemi telematici per il traffico e i trasporti.

I gestori dei sistemi raccolgono i dati principalmente per migliorare i propri servizi: i gestori dei parcheggi possono segnalare la disponibilità di posti liberi su display posti lungo le strade di accesso e indirizzare opportunamente gli automobilisti, la localizzazione dei mezzi pubblici permette al centro di controllo di intervenire per correggere ritardi, deviazioni o anomalie nella frequenza dei passaggi e permette di indicare nei display alle fermate la previsione di arrivo dell’autobus, i sensori del traffico permettono di dare informazioni agli automobilisti con display, su internet o di regolare i semafori, e via dicendo.
In tutti i casi i dati grezzi sono elaborati dagli enti gestori, e vengono rese pubbliche informazioni utili, più o meno complete, più o meno integrate.

[…]

In occasione dell’evento biennale della democrazia la Città di Torino e le società GTT e 5T hanno diffuso le istruzioni per accedere ad alcuni database e si è tenuto l’Open data contest: un concorso in cui si invitavano cittadini, studenti, informatici o “smanettoni” a creare collegamenti e inventare nuove applicazioni.

(continua a leggere su La condivisione dei movimenti del tram | Il Post)

In cerchio intorno a Virginio Merola

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Il candidato sindaco del PD ritiene che i blogger siano una risorsa e invita i blogger che gravitano intorno a Bologna ad un incontro.

Ci vado, capitombolando fra gli impegni. Arrivo durante la seconda parte dell’incontro, e trovo un una stanza gremita da un cerchio di persone sedute che discutono di possibili scenari di uso della rete per Bologna.

L’atmosfera è molto buona, si parla a turno, a bassa voce, mentre Merola prende appunti e il suo staff anima la diretta su twitter. Gli interventi vengono riportati nella stringatezza dei 140 caratteri e condensati nel post riassuntivo del giorno dopo contornato da photoset su flickr (qui il mio mini photoset).

C’è un’aria buona, dicevo, dominata da un’ingeniuità da primi barcamp, ognuno ansioso di promuovere la “sua” idea come se fosse stato tolto il tappo al serbatoio delle idee, come se non ci si sentisse in rete intorno al tema di focalizzare la rete per la politica della città.

L’impressione è che si voglia andare oltre ai proclami e alla propaganda, la preoccupazione (di Maso e di altri) è che il sito wordpress preelettorale muoia e che invece bisogna dargli nuova vita.

Da più parti si chiede una seconda vita per Iperbole, che negli anni ’90 mise Bologna all’avanguardia e oggi sa di ricordo nostalgico. Lo si immagina come un grande social network, senza ancora avere idee chiare sul community mix e sul set di servizi da offrire: facciamo una cosa tipo Facebook è diversa da facciamo un multiblog con WordPress , come impatto tecnologico e come riempimento di contenuti.

Merola chiede a questo proposito se abbiamo idea della quantità di impegno e persone da dedicare alla redazione, nessuno sa dare una risposta precisa e qualcuno lancia l’idea (illusoria, secondo me) che la community si animi e funzioni da sola.

Una bella esperienza, vecchi e nuovi nick e url da annotare, la mia solita smemoratezza per le facce al primo incontro, il rimpianto di non aver ordinato le MOO card nuove quando servono.

L’entusiasmo ci ha portati a sforare fino alle 20:25. Vedremo cosa ne scaturirà.

P.S. dedico alla mia proposta, molto stringata nel resoconto pubblico, un post separato.

Una dashboard cittadina per Bologna

Scrivo qui per esteso la proposta che ho fatto all’incontro dei blogger con Virginio Merola. Nel resoconto c’è la versione stringata.

I programmi di Content Management System come WordPress ci hanno abituato al concetto di Dashboard: un “cruscotto” informativo in cui vengono raccolti i dati in tempo reale raccolti dalle principali funzioni di quel programma. Il concetto viene applicato anche in altri ambiti del software e del business.

In pratica è una rappresentazione in tempo reale dello stato di un sistema visto “a colpo d’occhio”.

Se una città come Bologna crede nella rete non può non dotarsi di una sua Dashboard con cui rappresentare, in primis, lo stato di traffico e parcheggi, per arrivare alla disponibilità dei posti prenotati negli ambulatori, negli ospedali, etc. etc.

Ma partiamo dal traffico: perché devo sapere da Google Maps sul mio iPhone quali strade sono colorate in rosso (intasate) e quali in verde (scorrevoli)? Non dovrei saperlo dalla home page di Iperbole?

Se si aggregassero i dati in tempo reale ad es. su:

  • Numero di macchine entrate in centro città
  • Numero di macchine ferme ai semafori con telecamera
  • Numero di permessi per residenti/operativi/handycap
  • Numero di parcheggi disponibili
  • Numero di parcheggi in costruzione

Si otterrebbero almeno due effetti:

1) Una funzione pratica: leggendo un cartello come quelli in autostrada “coda per il centro” oppure “numero macchine entrate superiore al numero di parcheggi” potrei convincermi a prendere l’autobus o la bici.

2) Educazione a lungo termine: a forza di leggere statistiche sulla mia città potrei rendermi conto se si sono fatti abbastanza parcheggi, se è il caso o meno di lamentarsi per i costi dei nuovi parcheggi o per la lentezza dei lavori di costruzione. Conoscendo il proprio contesto e il comportamento numerico (aggregato quindi anonimo) dei propri concittadini si realizzerebbe una politica attiva. Appoggio o meno una scelta o mi impegno per far sentire la mia voce perché ho una conoscenza oggettiva da cui partire. Maturata nel tempo quindi affidabile, cioè non figlia di un titolo sul giornale.

Il traffico è la forma più immediata di test sulla convivenza e la civiltà: il rispetto delle regole si ottiene più facilmente se si ha un vantaggio misurabile dall’applicazione delle regole stesse (se tutti stanno in fila senza superarsi a destra, per intenderci).

L’Amministrazione avrebbe il coraggio di esporre i proprio numeri, scontentando inevitabilmente qualche categoria?

La scomparsa dei suoni analogici

We’re losing the dial tone, too. Cellphones don’t have dial tones. Only landlines do, and those are rapidly disappearing. And without the dial tone, how will movie producers ever indicate that someone’s hung up on a character? (Even though that was an unrealistic depiction to begin with.)

(Via The Fading Sounds of Analog Technology – NYTimes.com.)

David Pogue ci elenca i suoni analogici di cui perderemo memoria per sempre come lacrime nella pioggia: il rumore di avanti veloce delle cassette, il suono dei registratori di cassa.

La scomparsa del suono di libero e occupato nei telefoni svuoterà di significato le scene dei film in cui viene interrotta bruscamente una conversazione telefonica.

Di colpo le telefonate di Berlusconi a Ballarò e l’Infedele sono diventate tragicamente out.

Sul mestiere dell’insegnante

Per lavorare a scuola bisogna essere già maestri d’equilibrio, perchè la varietà delle didattiche non è accompagnata da adeguate linee-guida.  In materia scolastica non c’è un autorevole riferimento centrale: al suo posto una polvere sottile, velenosa, fa da schermo alle linee guida che anche in Italia potremmo trarre dagli orientamenti europei.  La confusione regna al governo e ribalta come al solito la scena, accusando la scuola pubblica di chissà quali nefandezze.  Anch’io ero prevenuto, ma dopo un anno non ho ancora visto scandali nella scuola: non ho visto ancora truffe ai danni dei cittadini, non ho visto lo sfruttamentento della prostituzione, nè le frodi fiscali che invece riverberano nelle stanze del potere.  A chi quest’anno vorrebbe festeggiare l’unità d’Italia con l’inno del bunga bunga, io rispondo così: le didattiche possibili sono tante, sfumate e a volte contraddittorie.  Di volta in volta occorre distinguere non solo i contenuti ma anche i modi dell’insegnamento.  La sensibilità al contesto fa la differenza fra un bravo ed un cattivo insegnante. Il bravo insegnante è un mago dell’ascolto, sa cogliere le sfumature fra gli innumerevoli stili di pensiero e riesce comunque a dare un’armonia alle differenze.

(Via Sul mestiere dell’insegnante | …we’ve got a project!.)

Leggetevi per intero questo post del mio vecchio amico Lorenzo, neo insegnante proveniente dal mondo della fuzzy logic applicata allo zucchero.

La mazzetta dei giornali

Domenica mattina piovosa. Risparmio a mia madre il freddo dell’uscita rituale dal giornalaio. Sto ritirando la mazzetta dei giornali, accuratamente composta che neanche Prima Pagina, quando sento dietro la mia testa un’anziana cadenza bulgnais:

– Mi dà il Giornale?
– E’ finito, l’ho detto anche sua moglie!
– Allora mi dà Tuttosport?

D’improvviso mi balena in testa un post – questo post – sul pluralismo delle fonti d’informazione, sullo spaccato sociale degli anziani del quartiere, etc. etc. Purtroppo (per me, per noi, per tutti) la conversazione continua:

– Mo cosa ha preso, poi, mia moglie?
– Ha preso Libero.

Ah, ecco.

Cosa sappiamo della salute di Steve Jobs

Oggi sia la Repubblica che il Corriere sbattono la profezia di morte di Steve Jobs in prima pagina citando la “Stampa USA”.

L’autorevole fonte è il National Inquirer, che, cercato su Google si rivela con: Celebrity news, gossip, photos at NationalEnquirer.com (i contenuti non sono disponibili agli IP italiani).

Tutto quello su cui si fonda la notizia sono due foto di Jobs smagrito e una diagnosi a distanza di due medici americani. Tra gli articoli reperibili su Techmeme è istruttivo leggere il pezzo di Gizmodo che riporta anche parte delle foto:

The Enquirer followed him from breakfast to the Stanford Cancer Center. It says he has weeks to live, based on analysis of the photos by Dr. Gabe Mirkin and Dr. Samuel Jacobson. Neither are oncologists or have seen Steve in person. Mirkin, a radio talk show host, claims he has a “20-year track record of spotting breakthroughs and recommending effective treatments long before they become standard medical care” and makes his assessment of Steve based on the appearance of Steve’s butt in the photos. Yes, this doctor is making a butt-diagnosis, remotely.

Ovvero: un medico che ha 20 anni di esperienza in diagnosi precoci sta basando la sua diagnosi remota sull’osservazione delle chiappe di Jobs.

E poi, un pizzico di giornalismo: nessuno ha visto i dati medici reali di Jobs e gli esempi delle affermazioni sbagliate dell’Enquirer:

No one knows why he was there—no one has seen the medical records. The Enquirer is also wrong a lot—especially when it comes to proclaiming that celebrities have mere weeks to live. […]

And just a couple weeks ago, Steve was supposedly spotted on Apple campus looking spry with a “full, genuine smile.”

Il cancro al pancreas, anzi LE forme di cancro al pancreas sono tante e i decorsi difficili da prevedere. Qualcuno ha visto la sua cartella clinica? Repubblica? Corriere? Avete chiesto ad un medico italiano di confermare le sei settimane di vita di Jobs sulla base dello stato delle sue chiappe?

Se sì me lo fate sapere nei commenti, grazie.

Update: lo ha detto meglio di me Sasaki Fujika.

Sull’incapacità cronica di ragionare

Luca Sofri ha pubblicato poco fa un’osservazione nata dalla puntata di ieri sera di Ballarò:

Ed è fatta così la dialettica politica italiana, che ha perso ogni ragionevolezza o disponibilità a capire e discutere (lo si è visto nell’inconsuetamente sobria e interessante ultima puntata di Annozero, povera di politici e vecchi tromboni): che nessuno raccoglie le accuse, ci fa un ragionamento e le smonta oppure accetta, oppure un po’ le smonta e un po’ le accetta; invece tutti controaccusano, non essendo in grado di smontare e non avendo la buona fede di accettare. E siccome la coscienza sporca ce l’hanno tutti, possiamo andare avanti all’infinito. E lo faremo, salvo guerra civile.

Via No, il dibattito no | Wittgenstein

Secondo me la coscienza sporca non sempre è il fattore principale. Esiste un fattore endemico, fondante, che è la cronica mancanza di metodo nei ragionamenti tipici della forma mentis italiana (da cui la cronica incapacità di accettare il concetto di regole, rispetto delle).

E prima di lasciarmi andare all’annosa questione della debolezza della formazione scientifica rispetto a quella umanistica nel percorso scolastico ne approfitto per segnalare ancora una volta un bignami sui falsi ragionamenti: Word Play and Reasoning con cui Rocketboom smontava le giustificazioni per la guerra in medio oriente.

…E neanche Mac OS X Server si sente troppo bene

To go even further, but we are not there yet, it would be Mac OS X Server that could be discontinued. There will be a server version of Mac OS X Lion, but it might be the last Mac OS X server update.

(via Hardmac.com : Le “Macbidouille” in English – [Rumor] The discontinuation of the Xserve would be only the beginning via Nezmar)

Ieri gli XServe, oggi Steve, domani (sembra) tutta la linea professionale Apple.

Odio dire “l’avevo detto”.

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