Dave Winer e i supposti Mac crash

Una bella risposta su Betalogue alle lamentele di Dave.

Pur non condividendo l’acidità di Pierre, sottoscrivo in pieno la critica al puro dare addosso al Mac senza brigarsi di investigare minimamente il problema.

La facilità d’utilizzo del Mac OS ha come contropartita la pretesa del “deve funzionare tutto e subito”, senza fermarsi un momento a pensare se le preferenze del proprio utente sono stracariche di roba, se i filmati che si cercano di importare (perché di video editing si tratta) sono di un formato pienamente compatibile e da una fonte DV (ho visto tentativi di montaggio con iMovie di filmati provenienti da telecamere MPEG-4 non supportate).

Almeno fare la prova con un nuovo utente non sarebbe male. O una ricerca al volo sui forum Apple.

Per fortuna che Leopard prevede espressamente la creazione di utenti temporanei autodistruggentesi per fare questo tipo di debug.

P.S.: questa la risposta di un dipendente Apple.

Update: una precisazione di Dave che elenca i software istallati e il modello di Mac (dual G5). Ancora non basta a spiegare il perché dei crash ripetuti.

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I video dello sbarco sulla Luna

In breve: la NASA ha smarrito i nastri originali fra le migliaia di scatoloni del suo magazzino. Si tratta delle registrazioni in formato non standard a risoluzioni relativamente alta dello sbarco che fu trasmesso in diretta TV tramite “transcodifiche” artigianali che ne abbassavano inevitabilmente la qualità, producendo i filmati nebbiosi che tutti abbiamo nel cuore1.

Interessante come cambia il punto di vista passando dall’articolo generalista di Repubblica alle considerazioni imprecise ma sagacemente comiche di Beppe Grillo all’analisi spietata e razionale di Paolo Attivissimo che mi ha dato lo spunto per questa segnalazione.

Ah, potenza dell’aggregazione!


  1. La leggenda vuole che un ignaro infante a 10 mesi venne tenuto sveglio a notte alta in quel luglio 1969 per poter dire io c’ero. Francamente non mi ricordo niente ma c’è una foto a dimostrarlo e il fatto che curiosamente mi commuovo ogni volta che vedo quelle immagini.

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Il cinema digitale cambia la recitazione

How shooting digitally changes acting:

The answer: a lot. “I think shooting in digital changes acting as much as film changed stage acting, or as sound changed film,” said Bill.

Why? Because film costs a lot and must be used sparingly, while digital tape is practically free.

(Via The Long Tail.)

Questo interessantissimo post di Anderson mi ravviva la sensazione che provo scattando fotografie con la mia Nikon D100, dopo 20 anni di onorato servizio da buon fotoamatore diapositivomane con due reflex Contax e Yashica.

La pellicola non conta, non costa nulla, c’è’ una sorta di tariffa flat sulle fotografie (metafora del buon NaPorcu), le inquadrature si ritoccano in pochi attimi (con i negativi si doveva sudare in camera oscura o pagare care le stampe professionali in laboratorio). Il magico numero delle 36 pose, limitato fisicamente dalla ristrettezza della paghetta da ragazzini rimane così impresso nella mia mente che limito il numero di scatti da fare, perdendomi momenti e ricordi che non stanno certo ad aspettare.

D’altro canto l’agire sempre in sicurezza, senza limiti rende tutto troppo facile, moltiplica gli scatti alla ricerca di quello buono, facendoti ritrovare con la solita carrettata di “cartoline”.

E soprattutto la fatica viene spostata al dopo: un compleanno o una pizzata producono facilmente un centinaio di foto che andrebbero scelte, etichettate (per non dire taggate, vero, Luca?), corrette nell’inquadratura e nei colori, mandate in stampa alla vecchia generazione che non ama o non può vedersi le foto sul monitor. Spesso la pigrizia prevale.

Per fortuna c’è la scuola di guerra delle diapositive: un orizzonte storto, una sovraesposizione ed erano da buttare. Pensare prima di scattare. Secondo me è un consiglio ancora valido.

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Come generare un logo Apple:

 (Shift-opt-k):

I was recently writing some engineering documents and needed to drop an Apple logo into said documents. How to type that???

(Via bbum’s weblog-o-mat.)

Il post riporta una cosa ben nota ai cacciatori di scorciatoie da tastiera ma si arricchisce di un utile link alla Apple Typography sulla Wikipedia.

Da ricordare che quel carattere usato sul web si scontra con la disuniformità dei font istallati sui vari sistemi operativi. Per essere sicuro di generare un logo Apple sul web io userei una bella PNG.

Discorso diverso per i documenti privati, ovviamente.

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Sui cellulari in America

Gran bel pezzo di Leonardo in trasferta oltreoceano:

– f*** you, NY:

E’ che da noi ogni novita’ arriva sempre accompagnata da qualche sano anticorpo scettico. Appena arrivato, il cellulare produsse il suo stereotipo negativo, il truzzo da cellulare. Qui no. Non c’e’ nessuna vergogna, nessun limite fissato dalla decenza, in effetti forse non c’e’ il senso della decenza.

(Via pagina iniziale.)

Che mi torna con una certa visione “quadrata” di Americani “operativi”, che seguono uno pseudoraziocinante stile di vita algoritmico, pronti a interrompersi nell’era dei pager (i cercapersone che da noi hanno svuto scarsa fortuna con il Teledrin), delle telefonate brevi e secche, degli impegni gestiti con il PTM e ora con i cellulari.

Io, succube ancora della sindrome da truzzo da cellulare, vivo di SMS (approfittando delle promozioni periodiche) e un minimo di chiamate, molte delle quali fatte con la mano che copre l’apparecchio e chiedendo scusa agli astanti.

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Space Invaders umano – video

Space Invaders umano – video:

Nella sua follia, definirei questo video geniale.

(Via Pandemia.)

[Link diretto al video]

[Corretto grazie a Pandemia]

Grande, grandioso, per chi aveva 10 anni nel 1978 ed elemosinava dagli zii le 100 lire di resto del gelato quotidiano per mettersi in fila al bar al mare, nei pomeriggi assolati di agosto e non riusciva mai ad andare oltre il secondo livello. E l’imitazione della camminata degli alieni a scuola a settembre, ad estate finita era il prototipo dello Space Invaders umano.

Per la prima volta un filmato che sfonda il muro del toh, guarda quello! Un tale omaggio, costato sicuramente molte ore di lavoro, mi tocca profondamente.

La musichina che accompagnava l’arrivo inesorabile degli Space Invaders, proveniente dal cassone del gioco da bar è impressa a fuoco nelle menti della mia generazione. E tra i ricordi anche un pensiero a chi non c’è’ più. Ciao Gianluca.

Update: ho trovato il link al sito originale del produttore del video, dove si trova anche una realizzazione umana di Pong. Purtroppo il sito è offline per manutenzione e ma annuncia l’arrivo di nuovi filmati.

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PSDoom: Doom per sysadmins

La notizia è di quelle da geek spinti. Astenersi perditempo e non tecnomaniaci.

Dennis Chao ha adattato l’arcinoto sparatutto 3D Doom (prima versione, ormai disponibile come open source) al mestiere del sistemista.

I processi vengono rappresentati come mostri, da uccidere a colpi di fucile a canna mozza anziché di comandi come kill -9.

Il progetto è serissimo ed è stato presentato alla CHI 2001 (Conference on Human Factors in Computing, qui le slides)

La tesi è interessante: la confidenza con il mondo dei videogiochi e l’attrattiva che hanno sulla popolazione informatica media dovrebbero facilitare il lavoro degli amministraotri di sistema. Peccato che ai processi-mostri sia permesso di uccidesi a vicenda quando prendono troppe risorse:

Why can processes kill each other?

On very heavily-loaded machines, it is not uncommon for the OS to kill random processes. Why not allow the processes to decide among themselves who should live and who should die?

(dalla pagina di approfondimento e FAQ)

Naturalmente c’è anche un port per OS X/X11 ma soprattutto un Marathon Process Manager.

La cosa buffa è che la notizia è vecchia del 2001 ma ha fatto scalpore su Digg pochi giorni fa.

Via Darione via iChat.

PSDoom

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I costi della morte del Papa

Per fortuna che c’è la BBC a dirci queste cose. Analizzando il bilancio 2005 del Vaticano, come se fosse l’andamento di Apple o Google, scopriamo i costi del funerale del Papa e del mese di interregno:

BBC NEWS | World | Europe | Pope’s death cost Holy See $9m: “

The papal transition took a month and cost 7m euros
The funeral of Pope John Paul II and election of his successor Pope Benedict XVI cost the Vatican 7m euros ($9m) last year, according to new figures.
But the Vatican still made a profit of 9.7m euros ($12.4m) in 2005 – its best budgetary performance for eight years.

(Via BBC NEWS.)

Non mi colpiscono le cifre quanto piuttosto il distacco razionale della BBC nel parlare del bilancio Vaticano, com’è’ giusto che sia.

Un equivalente servizio del TG1 non credo che vedrebbe mai la luce, magari dopo un “Il Papa benedice la famiglia fra folle festanti di giovani Papa-Boys”. Purtroppo non ho mai visto nulla di simile nemmeno su Repubblica.

Avere il Vaticano in casa è indubbiamente ingombrante: ricordo il fallimento del referendum sulla legge 40 causa chiamata all’astensionismo.

Colgo l’occasione per lanciare una proposta che osai fare solo tra amici: spostiamo il Vaticano su una piattaforma petrolifera al largo dei mare del nord. Sarebbe una grandiosa sfida ingegneristica: spostare pietra per pietra un monumento secolare e ricostruirlo com’era/com’è su una struttura ipertecnologica, catacombe comprese. Turismo come se piovesse (e lassù piove) lo sosterrebbe economicamente. E noi aboliremmo il concordato.

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La sinistra al governo: si vince ai mondiali

Prima che lo scrivano altri…

Ci manca solo un ex primo ministro in tribunale, anzi ci andrà! 🙂

Del resto vincere ai rigori, ribaltando il destino subito altre volte, è un po’ come vincere le elezioni per 25 mila voti…

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