Massimo Mantellini su Il Post getta molti semi di riflessione su come uno stato (e il suo Presidente) dovrebbe affrontare una politica per la rete
La politica delle reti non si fa nei convegni. Non si fa raccontando sui giornali i casi di eccellenza. Non si fa aggiungendo aggettivi agli articoli della Costituzione. Non si fa ripetendoci fra noi quanto il digitale sia sexy. Non si fa con le startup. Non si fa con le stampanti 3D. Non si fa su Twitter. La politica delle reti non è mobile first, al contrario andrebbe ancorata da qualche parte. Possibilmente dentro le nostre teste.
Il pezzo è da leggere per intero.
Aggiungo solo che se lasciamo la politica delle reti al marketing delle Telco, i cui spot ritraggono allegre combriccole di giovani che saltano e ballano sulle spiagge con i loro tablet guardando musica o calcio, avremo lo stesso effetto di promuovere la lettura tramite le pubblicità dei giornali: il grosso dell’utenza confluisce sulla Gazzetta dello Sport, letta al bar. Con l’unica differenza che sfogliare un giornale rosa non ti prosciuga il portafoglio come guardare filmati da una scheda a traffico limitato.