Strano come i ricordi si fissino sugli oggetti più impensati.
Ché certi aspetti banali del fine vita rimangono più impressi dei monitor e delle flebo.
Le bottigliette d’acqua col beccuccio, quelle lunghe e strette, incavate al centro, sono state le ultime con cui riusciva a bere.
Il biberon di un moribondo. Un neonato alla meno uno che succhia a fatica.
Poi si è dovuti passare all’acqua solida in gel, una (non) bevanda irreale per non soffocare quando ti abbandona anche il riflesso della deglutizione.
È servita solo per pochi giorni.
Un anno dopo succede che quelle bottigliette finiscono tra le cibarie di una bellissima escursione sull’Appennino.
E non è colpa di nessuno se il ricordo riaffiora silenzioso come un soldato dei corpi speciali che strisciando ti prende alla gola.
E stringe.
Gli effetti collaterali di un’ottima memoria visiva.
Effetto collaterale dell’effetto collaterale di una pessima memoria visiva e non.
Mi dispiace.
“Non è colpa di nessuno” voleva appunto dire che nessuno ha colpa né deve scusarsi.
Altrimenti dovrei far sparire supermercati e produttori di bottigliette… No?