Per lavorare a scuola bisogna essere già maestri d’equilibrio, perchè la varietà delle didattiche non è accompagnata da adeguate linee-guida. In materia scolastica non c’è un autorevole riferimento centrale: al suo posto una polvere sottile, velenosa, fa da schermo alle linee guida che anche in Italia potremmo trarre dagli orientamenti europei. La confusione regna al governo e ribalta come al solito la scena, accusando la scuola pubblica di chissà quali nefandezze. Anch’io ero prevenuto, ma dopo un anno non ho ancora visto scandali nella scuola: non ho visto ancora truffe ai danni dei cittadini, non ho visto lo sfruttamentento della prostituzione, nè le frodi fiscali che invece riverberano nelle stanze del potere. A chi quest’anno vorrebbe festeggiare l’unità d’Italia con l’inno del bunga bunga, io rispondo così: le didattiche possibili sono tante, sfumate e a volte contraddittorie. Di volta in volta occorre distinguere non solo i contenuti ma anche i modi dell’insegnamento. La sensibilità al contesto fa la differenza fra un bravo ed un cattivo insegnante. Il bravo insegnante è un mago dell’ascolto, sa cogliere le sfumature fra gli innumerevoli stili di pensiero e riesce comunque a dare un’armonia alle differenze.
Leggetevi per intero questo post del mio vecchio amico Lorenzo, neo insegnante proveniente dal mondo della fuzzy logic applicata allo zucchero.