Grammatica italiana – Provincie / province:
Gli aspiranti costituenti si accalcano, peggio che i concorrenti ad un impiego all’Intendenza di Finanza. Quali di loro possono garantire, non dico rettitudine morale e sensibilità istituzionale, che non sono argomenti che qui interessino, ma una decorosa conoscenza della lingua italiana, per dare alla legge fondamentale della Seconda Repubblica una veste non meno degna di quella della Prima?
Questa considerazione invita alla prudenza: le Costituzioni non si cambiano con leggerezza.
Mi è sembrato significativo in questi tempi bui per la Costituzione imbattermi, cercando l’ortografia di ciliegie, in un post del 1998 sulla lingua italiana e la Costituzione. Non c’era ancora la moda dei blog ma c’erano già pericoli per la Costituzione.
La serendipity a volte è singolarmente illuminante, continuando a navigare sullo stesso sito ho incontrato uno studio linguistico sulla Costituzione che riconosce che:
[…] i nostri Costituenti avessero realizzato non solo un capolavoro di saggezza politica, ma anche un grande modello di lingua italiana. Le successive revisioni hanno allungato il brodo, stemperando i principi fondamentali della nostra democrazia in un lungo elenco cavilloso di procedure, ed introducendo il peggior gergo degli azzecca-garbugli e degli acchiappavoti di questo passaggio di secolo.
La Costituzione è bella, tenera, commovente. E la pelle fresca che rinasce sulla cicatrice di una ferita durata venti anni di dittatura, cinque di guerra e due di massacro interno. Leggetela, rileggetela prima di andare a letto e, se sembrerà anche a voi che rende difficilissimo trasformare progetti in leggi concrete capirete che rende difficilissimo trasformare i progetti egoistici di una sola persona o oligarchia in leggi concrete. La Costituzione è una rete di sicurezza, è il nostro endoscheletro, servirebbe a proteggerci, anche da noi stessi.
Almeno fino ad oggi.
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