It lives up to every bit of hype:
It was worth every minute of waiting in line.
[…]
If you wonder why Apple gets hype you need to come and wait in line with us and see just what’s up.
The adrenaline has to subside a bit before I really take on doing a halfway decent review.
Queste le prime impressioni di Robert Scoble dopo diverse ore di fila per essere il primo cliente ad acquistare un iPhone.
E se queste sono le parole del geek blogger più famoso del mondo, ex bandiera di Microsoft e non sempre tenero con Apple vuol dire che sono cambiati i tempi.
Ho cominciato a seguire i keynote di Jobs a gennaio 1998 quando, rientrato “a casa” da un anno annunciava i G3 bianchi e blu e con fare messianico rivelava che erano disponibili il giorno stesso (in un periodo in cui era tipico aspettare mesi per i prodotti), che si potevano aprire con una mano mentre erano in funzione e che avevano finalmente prezzi ragionevoli. Eravamo tra Applicandiani, appassionati Mac e altri giornalisti da Apple Italia e ricordo i commenti di Enzo Biagini e dei suoi colleghi sulla segretezza degli annunci, sconosciuti alla stessa Apple Italia fino a quel momento.
A ripensarci, pur nel tentativo di parlare al mondo, i discorsi di Jobs “funzionavano” verso chi era già utente Apple. Era un rafforzare lo spirito di corpo, esaltare i già esaltati e mettere un po’ di curiosità al resto del mondo.
Poi arrivarono gli iMac colorati, gli iBook, il PowerBook Titanium e piano piano gli eventi Apple sbucavano su trafiletti di Repubblica e altri media mainstream. Il punto di svolta probabilente è avvenuto nell’autunno 2001 con il lancio dell’iPod. Questa volta mi è toccato un lungo viaggio nella nebbia dell’A1 da Bologna a Milano per raggiungere un party di Apple Italia in un bar di Milano, con iPod on the rocks, dentro tavolini di plexiglass riempiti di finto ghiaccio. Le impressioni erano scettiche anche da parte di noi Apple user: “carino ma costa troppo”. Poi la cascata dei modelli successivi con calo dei costi, l’integrazione sempre maggiore con iTunes e lo stesso iTunes Music Store hanno cambiato il corso degli eventi.
Sempre più utenti non Apple si interessano o passano ad Apple. Saranno anche switchers ma non sono tutti dei “convertiti” come ce li immaginavamo allora: data una concezione elitaria dell’essere utenti Apple, ci si aspettava che chi diventasse tale subisse una folgorazione e capisse al volo l’essenza della filosofia Apple.
Invece no: come è ovvio sono arrivati utenti entusiasti rifondaroli-Apple, utenti critici, utenti scettici, utenti “utilizzatori” e utenti bulimici di feature. Questi ultimi sono quelli che credono che sia normale la bolgia di pannelli nelle preferenze di Outlook o di Word.
Per Apple non è più facile comunicare con tutti questi utenti, non avendo più un pubblico uniformemente fedele. Come se non bastasse Internet e la Blogosfera hanno trasformato il passaparola in un fenomeno globale e una qualunque critica fa il giro del pianeta. Jobs li ha sedotti con i nuovi prodotti e le scelte strategiche, ha intaccato il monopolio di Windows aggirandolo per la via dell’entertainment ma oggi si trova gente che paragona l’iPhone e N95 perché non fanno esattamente le stesse cose.
Per un utente Apple di vecchia data è ovvio saltare questo tipo di paragoni: l’iPhone, come l’iPod o Apple TV sono oggetti unici e non una somma brulicante di feature. Se sei un fanatico dei data sheet scritti fitti, per favore lascia stare Apple. Meno siamo meglio stiamo.
Da un altro punto di vista è invece logico e giusto che Apple venga paragonata ad altre case costruttrici perché è sbarcata nel mondo reale e con esso deve confrontarsi.
E poi ci sono i blog e twitter: queste critiche da due fronti: scettici e fedeli piovono in un river of news nella notte dell’iphone e l’effetto finale è un’esperienza nuova che segnerà la storia di Apple.
[fine prima parte causa esaurimento batteria, a risentirci]