Tempi del blogger bolso

Leggevo il post di LucaS sulla genetica, interessante e invogliante lunga citazione dall’ultimo romanzo di Michael Crichton. Poi ho provato a fare il conteggio delle battute: 5867 secondo BBEdit.

Ma dove trova il tempo? Immaginando che Luca possegga solo la copia cartecea cui noi umani medi possiamo aspirare, si è dovuto ricopiare tutto a mano. Escludo l’uso di scanner + OCR, almeno per la pigrizia di attaccarlo e aprirci il libro sopra. Una decina di minuti per un singolo post, forse il doppio.

Scrivere su un blog ti dà l’illusione che tutto sia “a click away”, istantaneo. Leggi i feed, clicchi sopra, clicci su “post to weblog” e il lavoro sembra fatto. Non lo è: leggere, scorrersi i titoli dei nuovi post, prende un tempo finito diverso da zero, scrivere ancor di più. Non parlo della velocità di battitura, di cui – per bonus razziale – mi trovo ben dotato, parlo invece della velocità di pensiero, della ricerca di quella alone zone (zona di solitudine) in cui le idee smettono di essere un cumulonembo e si depositano sul terreno.

Trovare una alone zone in questo momento della nostra vita è quasi impossibile: con due tornadi di bimbi in casa e una situazione di trasformazione il massimo che posso permettermi è accendere il portatile mentre sorseggio il caffé: 4-5 post letti e un occhio triste sul totale dei post non letti (oltre 4000) e sul totale dei feed che seguo (oltre 500). Probabilmente è ora di fare una scelta drastica, oppure di avvalersi di falcidie automatiche con i filtri di NetNewsWire.

Partecipare alla blogosfera deve essere un’attività rilassante oltre che stimolante. La tentazione di marcare come letti il maggior numero di post possibile, anche nei ritagli di tempo è un’eredità da frequentatore di newsgroup che va dimenticata.

Meglio leggere un post interessante che fare mark read di 100 per vedere calare il numerino sull’icona di NNW. La sfida è trovare quel post interesante…

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1 commento

  1. Mah: credo che falcidiare sia spesso la soluzione che nostro malgrado ci troviamo a dover fare per mancanza di tempo, ma anche per quel qualcosa che ancora sulla rete non ci permette di discriminare cio’ che e’ veramente di qualita’, da cio’ che non lo e’. Inoltre, spesso siamo oggetto di quella saturazione di “impegni a leggere” (piu’ che non di effettive letture) cui la rete ci sottopone (information overload) e questo ci fa desistere.
    Ma molto piu’ semplicemente, chi ti dice che l’autore di Wittgenstein che tu citi non abbia piu’ tempo a disposizione? In fin dei conti come anche Luca De Biase (che leggo volentieri) sono giornalisti ed il blog e’ il complemento naturale della loro attivita’.
    Saluti
    Francesco

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